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Marina Grande a Sorrento e l’ ambiente

1.1.9 Le risorse ambientali di Marina Grande
Come si è detto, il territorio interessato dall’intervento è stato vincolato sotto il profilo paesaggistico e ambientale con decreto ministeriale del 28 agosto 1959, relativo al territorio costiero che va da Marina Grande al Capo di Sorrento. La motivazione del vincolo, per l’accezione essenzialmente paesaggistica delle qualità ambientali che connotava la metodologia di analisi dell’epoca, viene indicata nella non comune bellezza panoramica e nell’offerta di punti di vista accessibili al pubblico, dai quali si può godere il meraviglioso paesaggio della Riviera sorrentina e l’ampio panorama del golfo di Napoli fino a Capo Miseno ed in lontananza le isole di Procida e Ischia.
In un quadro ambientale caratterizzato da un’elevata qualità complessiva è il caso di individuare gli elementi distintivi che caratterizzano il paesaggio e l’ambiente urbano della Marina Grande a Sorrento, anche al fine di fornire allo studio di fattibilità un ventaglio dei possibili contesti da valorizzare.
Il borgo di Marina Grande
L’inquadratura del borgo dalla strada che collega Sorrento a Massa Lubrense è una delle più ricorrenti nell’ iconografia sorrentina, storica e attuale.
In effetti, qui si ha l’ occasione di percepire una summa delle qualità ambientali che hanno fatto di Sorrento una delle principali località turistiche a livello internazionale.
Il paesaggio offre un concentrato di caratteri che segnano la complessa identità ed unicità dell’ ambiente sorrentino: il costone di tufo grigio, i giardini secolari che si affacciano sul mare, l’ampia prospettiva sul golfo e il borgo storico di Marina Grande di Sorrento.
Ma ciò che attribuisce un valore aggiunto non sempre ricorrente nei contesti mediterranei di altrettanto pregio ambientale, è l’assoluta genuinità del tessuto urbano del borgo e delle attività economiche che vi si svolgono e la sua apparente indifferenza alla circostanza di essere inquadrato in una delle cartoline di maggior successo di Sorrento.
Guardando dall’alto si percepisce la traduzione fisica della latente conflittualità funzionale e sociale che connota il borgo e di cui si è parlato nei paragrafi precedenti. La pesca, la balneazione, la ristorazione, l’attività residenziale e quella produttiva dei cantieri convivono in uno spazio ridottissimo, la cui complessità è incrementata dalla presenza dell’impianto di depurazione infilato in un contesto naturalistico di grande pregio.
La stratificazione dei risultati, sempre precari, raggiunti da questa conflittualità, che è il motore delle trasformazioni di qualunque contesto storico complesso, si materializza via via configurando scenari che non hanno mai la pretesa di essere definitivi.
Se le attività legate alla pesca difficilmente producono qui aggressioni alle qualità ambientali, le attività cantieristiche poste alle spalle del borgo manifestano con una certa spudoratezza la propria indifferenza ai temi della tutela del paesaggio, offrendo spesso alla vista coperture in lamiera e capannoni industriali. Per la verità, qualche tentativo percepibile di attenuare l’effetto con coperture in tegole va registrato, ma gli esiti non sono migliori. Tutto ciò viene detto, ed è opportuno precisarlo, per distinguere la metodologia seguita da questo studio da un certo ambientalismo a buon mercato che vorrebbe assoggettare i processi di sviluppo urbano ad una logica di tutela del paesaggio inteso come quadro panoramico, per fornire un’analisi il più possibile veritiera del territorio, al di là della sola godibilità estetica.
Il Comune di Sorrento ha da tempo attivato un programma articolato di interventi destinati alla riqualificazione del borgo di Marina Grande con la finalità incrementarne il ruolo di attrattore di interesse per i visitatori; questo programma si colloca in una più ampia strategia di marketing territoriale che orienta le politiche di sviluppo nella direzione della qualità e della sostenibilità ambientale e socio-economica.
Parte integrante della programmazione è costituita da uno studio di prefattibilità finalizzato alla riqualificazione del borgo storico di Marina Grande, che, allo stato, è interessato da fenomeni di degrado inaccettabili per una realtà sviluppata che tiene a consolidare e migliorare la propria posizione nel quadro del turismo internazionale.
Lo studio è stato prodotto per partecipare al bando per la selezione degli interventi da inserire nel “Progetto Qualità Urbana” promosso dall’Assessorato Regionale all’Urbanistica, che ha per oggetto e finalità – attraverso un confronto pubblico concorrenziale tra i comuni della Regione Campania inseriti nei Progetti Integrati Territoriali – la promozione di programmi di arredo urbano, opere di urbanizzazione primarie o secondarie nei centri storici e la riqualificazione di zone litoranee a servizio delle comunità territoriali e del turista consumatore, attraverso azioni mirate e sinergiche con le strategie e gli interventi previsti nei PIT. Azioni ed obiettivi che hanno raccolto la convinta adesione dell’Amministrazione Comunale.
Lo studio di prefattibilità redatto consente di sperimentare una metodologia mirata al conseguimento dell’obiettivo di collocare il borgo di Marina Grande nel contesto del Mediterraneo, con un livello qualitativo in grado di reggere il confronto con altre località simili.
Nell’analisi della ricorrenza nel Mediterraneo di ambiti affini a quello di Marina Grande, proposta dallo studio di prefattibilità, si è cercato di caratterizzare il tipo urbano del borgo costiero in località di interesse turistico.
In questo tentativo di classificazione si rileva la marcata differenza nei caratteri distintivi di un borgo costiero da una città costiera. Le differenze non sono di natura puramente quantitativa, ma storica. Lo spunto fornito da Maurice Aymard nel saggio contenuto nella raccolta di Fernand Braudel “Il Mediterraneo” induce a ritenere che mentre una città sul mare rappresenta una prova di forza, un borgo sul mare è un indice di fiducia. In effetti, l’espansione dei centri urbani verso il mare è un fenomeno che risale al ‘700 e segue il raggiungimento di una certa sicurezza della costa rispetto alle invasioni che avevano caratterizzato i secoli precedenti, durante i quali si verificava l’abbandono delle poche abitazioni esterne alla cinta delle città arroccate sui rilievi costieri.
La ricorrenza nel Mediterraneo del tipo descritto di borgo costiero, tutto sommato, non è molto frequente. In molti casi, l’espansione urbana verso il mare è avvenuta senza soluzione di continuità tra la città e il quartiere disposto lungo la costa. Molto spesso gli insediamenti sul mare sono stati realizzati recentemente e sono privi di interesse ambientale. In sostanza, il tipo urbano che si è tentato di individuare presenta caratteri di unicità tali da qualificarsi come bene culturale e ambientale da proteggere e valorizzare in una sorta di rete ideale dei borghi costieri mediterranei.
Il borgo di Portofino è l’esemplificazione più immediata di questi caratteri morfologici e ricorre spesso come esempio di eccellenza nei discorsi sullo sviluppo dei siti urbani costieri. Peraltro, il successo turistico della località ligure ne fa anche un modello al quale aspirare nella ricerca di una direttrice di sviluppo nel senso della qualità.