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La storia della Chiesa dell’ Addolorata di Sorrento

Al termine di lavori di restauro che si sono protratti per quasi trent’ anni, ha finalmente riaperto i battenti la Chiesa dell’ Addolorata di Sorrento, anche nota come Chiesa della Vergine dei sette dolori di Sorrento perché, in epoche remote, ospito l’ omonima Congregazione della Vergine dei sette dolori.
Chiusa nel 1980, in seguito ai danni subiti in occasione del terremoto a Sorrento, la magnifica chiesa sorrentina, è stata a lungo chiusa al pubblico, ma nel mese di settembre del 2007 è stata nuovamente resa fruibile da parte dei fedeli sorrentini e dei turisti che visitano Sorrento.
Ubicata nel pieno centro storico sorrentino, essa si trova lungo via San Cesareo e sembra essere lì da sempre. Invece, la sua costruzione è relativamente recente perché risale “solo” agli inizi XVII secolo.
A volere la sua edificazione furono i nobili sorrentini appartenenti tanto al Sedil Dominova, quanto al Sedile di Porta che all’ epoca si trovava a poca distanza dal Castello di Sorrento (dove oggi, invece, c’è Piazza Tasso).
La domanda per poter procedere alla costruzione dell’ edificio di culto sorrentino venne formulata – sotto forma di supplica – all’ Arcivescovo Ludovico Agnello Anastasio, cui, inizialmente, si richiese l’ autorizzazione a potersi congregare sotto il titolo della Vergine dei sette dolori.
I patrizi sorrentini l’ 8 dicembre 1728 (giorno dell’ Immacolata) ricevettero il decreto arcivescovile con il quale, per l’ appunto, nasceva la nuova Congregazione dei Nobili Sorrentini.
Proprio quest’ aspetto, però, fin dalle origini, compromise fortemente l’ attività della Congrega, sia perché si registrava l’ ostracismo di chi, non essendo nobile, non sarebbe mai potuto diventare confratello, sia perché, proprio la casta nobiliare sorrentina, ben presto cominciò ad avviarsi verso una sorta di estinzione naturale
Di fatto, in ogni caso, prima di arrivare materialmente alla costruzione della Chiesa, la Congrega cominciò a riunirsi nella cappella di S. Giovanni Evangelista (oggi posta lungo Via Padre Reginaldo Giuliani) che era di patronato della famiglia Donnorso.
Ma già nel 1731 sorsero le prime difficoltà perché essendo stata trovata la stessa congrega sprovvista di Regole ed inventario, proprio la cappella di S. Giovanni fu colpita da interdetto.
Per cercare di risolvere la situazione fu nominato “procuratore” della Congregazione, Don Corrado Capece cui fu affidato il compito di cercare di superare l’ impasse.
Per superare le difficoltà contingenti, in ogni caso, grazie al fatto che alcuni membri della Congrega dei sette dolori, facevano parte anche dell’ arciconfraternita “della Morte” di Sorrento, (che aveva sede nella chiesa di S. Catello), si pensò di far adunare i confratelli in quest’ ultima Chiesa Sorrentina, anche se limitatamente al venerdì.
La proposta, però, non ebbe esito positivo soprattutto per l’ opposizione di alcuni appartenenti alla Arciconfraternita della Morte ed orazione di Sorrento e fu così che i confratelli della congrega «della Addolorata» pensarono di conquistare piena autonomia.
Per questo fu acquistato un giardino e furono avviati, finalmente, i lavori per la costruzione della nuova Chiesa dell’ Addolorata di Sorrento.
Prima di approdare nella sua sede definitiva, in ogni caso, la congrega dei sette dolori, fu ospitata presso la Cappella di S. Sebastiano che era di patronato della famiglia Vulcano e si trovava in largo Castello a Sorrento (ora Piazza Tasso).
A distanza di quasi dieci anni dalla nascita della congrega, il 23 settembre 1739 era terminata grazie alla ferma volontà dei nobili di Sorrento che pur di edificarla non ebbero esitazioni nel partecipare “con offerte personali e senza nulla chiedere ad altri”.
Il risultato superò ogni più rosea aspettativa dal momento che l’ edificio sacro sorrentino riuscì ad offrire le espressioni del più bel barocco dell’ epoca, soprattutto perché ricco, all’ interno, di stucchi in bianco ed oro.
Come ricorda Pasqualino Ferraiuolo (in “Chiese e Monasteri di Sorrento” – edito a cura della Venerabile Congregazione dei Servi di Maria di Sorrento, nel mese di Marzo 1974): “L’Arcivescovo Agnello Anastasio, trovandosi ammalato a Napoli, delegò per la benedizione il Vicario Generale, arcidiacono D. Nicolò Cortese, patrizio sorrentino. L’ inaugurazione dovette essere solenne e splendida, infatti in un « Diario Napoletano», in data 6 ottobre al N. 43 si legge: «Le Maestà de’ Nostri Sovrani, che Dio guardi, continuano con perfetta salute la loro villeggiatura nella Real Villa di Portici, e Domenica dopo pranzo… Siamo ragguagliati dalla Città di Sorrento, qualmente essendosi da’ Fratelli della Nobile Congregazione de’ Sette Dolori di Maria, eretto a comuni spese un magnifìco ben ordinato Tempio, dedicato alla SS.ma Vergine Madre de’ Dolori, special Proteggitrice di detta loro Congregazione e della Città intiera: il di 23 dello scorso, giorno destinato alla Solenne apertura del detto Tempio, si fece, con ogni formalità, la Benedizione del medesimo; nella sera si cantò un famoso Oratorio, posto in musica dal Maestro di Cappella Napolitano Giuseppe Sellitti, ed al medesimo intervennero così la Città, come l’intero ordine delle Dame e Cavalieri, con numeroso concorso di ciascun altro ordine di persone; ed è stata sommamente commendevole in tale occasione la pietà di quei Patrizj, che per divozione alla Vergine Addolorata, hanno sostenuta nella Fondazione della detta Congregazione, ed alla fabbrica del detto Tempio, la spesa di molte migliaia di ducati». (Raccolta di Manoscritti del 700 Sorrentino)”.
Ma la storia della Chiesa della Vergine dei sette dolori di Sorrento era destinata, in ogni caso, ad essere “turbolenta”.
L’ 8 ottobre 1844, infatti, un fulmine sfondandone il tetto fece crollare il campanile della chiesa sorrentina e provocò molti danni anche al tetto dell’ edificio di culto
Pochi anni dopo – nel 1860 – si registrò un autentico colpo di grazia. Con la scomparsa del Regno delle Due Sicilie, infatti, i confratelli – essendo quasi tutti legittimisti – subirono persecuzioni ed angherie che comportarono, tra l’ altro lo scioglimento della congrega e la chiusura della chiesa nel 1867.
Da quell’ anno i congregati furono accolti nella Congregazione dei Servi di Maria di Sorrento, poi unitasi all’ Arciconfraternita della Morte ed orazione di Sorrento.
Sconsacrata nel 1868, la chiesa venne riaperta al culto dopo oltre settant’ anni dall’ Arcivescovo Paolo Jacuzio.
Dopo alterne vicende, infine, il terribile terremoto del 1980 ha procurato danni di notevole entità.
Ancora quasi trent’ anni di attese e poi, per l’ appunto nel settembre del 2007, la riapertura dell’ edificio – ancora sconsacrato – al pubblico.
Fabrizio Guastafierro