La storia della Chiesa di San Francesco in Sorrento
Sorta, quasi sicuramente agli inizi nel XIV secolo, assieme all’ annesso convento che era caratterizzato dalla presenza di un chiostro, la bella chiesa sorrentina, nel corso dei secoli, ha profondamente cambiato il suo aspetto ed anzi non conserva più nulla delle sue sembianze originarie.
Come testualmente ricorda Pasquale Ferraiuolo (in “Chiese e Monasteri di Sorrento”) “A causa delle frequenti scosse sismiche che ne avevano minato la stabilità, la chiesa venne totalmente riedifìcata dalle fondamenta ed il 22 settembre 1850 fu solennemente consacrata da Mons. Pasquini dei Frati Minori”
Quello che possiamo ammirare ai giorni nostri, dunque, è un edificio di culto che è molto diverso da quello che, in sua vece, sorgeva nello stesso posto prima della seconda metà del XIX secolo.
Ciò non toglie che le sue origini sono remote.
Secondo Antonino Trombetta esse devono essere fatte risalire ad un periodo compreso tra la fine del XIII secolo e gli inizi del Trecento.
A tale riguardo, infatti, il compianto studioso ha osservato che l’ epoca della costruzione della chiesa e dell’ omonimo convento non potette avvenire “prima della morte di Federico II di Svevia e dei suoi figli, perché, essendo i francescani fedeli seguaci del papa, suo acerrimo nemico, egli ed i suoi discendenti non avrebbero permesso la loro presenza nei loro domini. Quindi fin dall’ arrivo di Carlo d’ Angiò, nel 1266, nell’ Italia meridionale, ogni tempo fu buono per quella fondazione. Per cui, senza esitazione alcuna, possiamo ammettere che già all’ alba
del 1300 c’ era a Sorrento questo convento, e già allora occupava il sito dove ora si trova”.
In effetti ammirando l’ attiguo chiostro di San Francesco di Sorrento l’ ipotesi sembra essere particolarmente verosimile perché trova riscontri in buona parte degli elementi architettonici originari.
Fu durante la seconda metà del Quattrocento, però, che questa Chiesa (e l’ annesso convento), conobbero particolare prosperità.
Ciò perché tanto Re Ferdinando I quanto la regina Isabella d’ Aragona dedicarono a questo complesso particolari attenzioni.
Non a caso, il sovrano del Regno di Napoli (nel 1469) concesse ai frati di San Francesco di Sorrento la facoltà di potersi servire delle acque delle reali Cisterne e, prima di lui (nel 1463), sua moglie donò allo stesso convento sei ducati mensili per il vitto dei monaci dello stesso convento.
Fu un periodo – quello compreso tra la fine del XV secolo e gli inizi del Cinquecento – particolarmente felice tanto per la chiesa di San Francesco in Sorrento, quanto per il vicino convento.
Proprio in quest’ epoca, infatti, Sorrento ha potuto vantare la presenza di San Giacomo della Marca (probabilmente quale frate guardiano del convento francescano tra il 1473 ed il 1476) e di San Bernardino da Siena.
In quegli stessi anni, nei locali della sagrestia della chiesa, venivano custoditi il sigillo e gli atti della città di Sorrento
Nelle epoche successive questo tempio fu sicuramente tra le chiese più belle di Sorrento.
Al riguardo sempre Pasquale Ferraiuolo evidenzia che: “Da un manoscritto del 1680 si apprende che la chiesa di S. Francesco era molto spaziosa ed aveva un bellissimo coro con vari ordini di posti, interamente intagliato ed arricchito da mosaici ed iscrizioni dei Santi Padri riguardanti la Vergine Maria. Tale coro era stato eseguito, nel 1550, insieme al pulpito in uno stesso stile, da Padre Paolo Correale, della nobile famiglia sorrentina e da Fra Antonio Ranesio da Terranova. Una iscrizione faceva notare che le spese erano state sostenute con le elemosine dei sorrentini, «affettuosissimi e devotissimi della religione, e amano et honorano i di lei religiosi, come si fossero loro proprij fìgli»”.
Alla luce di questa puntualizzazione, quindi, si dovrebbe ritenere che la devastazione saracena in occasione della quale (nel 1558) la Città di Sorrento fu messa a ferro e fuoco, procurò pochi danni a questa struttura, che, in ogni caso, cominciò ad andare incontro ad un periodo di lento declino.
A dispetto del fulgore dei secoli precedenti, si ha notizia del fatto che, in seguito agli effetti del terremoto del 5 giugno 1688, la chiesa ed il convento furono gravemente danneggiati perché, in quella occasione, crollarono alcune celle dei frati, il refettorio e parte delle cappelle laterali della chiesa.
Le opere di restauro che seguirono nel XVIII secolo restituirono solo in parte la chiesa al suo antico splendore. Agli inizi dell’ Ottocento, però, le disposizioni del Re Gioacchino Murat fecero sì che la presenza francescana a Sorrento fosse, di fatto, cancellata.
Nel primo decennio del XIX secolo, infatti, il monarca francese, abolì i monasteri e i conventi detti possidenti, e pochi mesi dopo – con un decreto del 10 gennaio 1811 estese la “sentenza di morte” anche ai conventi dei religiosi mendicanti. Compreso il convento di San Francesco in Sorrento e la relativa chiesa.
La restaurazione dei Borbone sembrò riportare la situazione alla normalità ma, intanto, la chiesa versava in condizioni disastrose.
Al punto che – come già ricordato in precedenza – fu necessario ricostruirla dalle fondamenta affinchè nel 1850 fosse restituita ai fedeli con un aspetto completamente nuovo.
Ombre cupe, però, si ammantavano su questo presidio religioso come sugli altri di Sorrento e del Regno di Napoli.
Non appena i Savoia ebbero conquistato il Mezzogiorno procedettero alla soppressione di quasi tutti i conventi.
Nel caso del Convento di San Francesco a Sorrento la soppressione fu stabilita con la legge -decreto n. 3036 del 7 luglio 1865.
In seguito a questo provvedimento legislativo i frati furono costretti a lasciare (nel 1902) la struttura che passò al demanio.
Quest’ ultimo concesse i locali al Comune di Sorrento, che, a sua volta vi ospitò una scuola. Medesima sorte toccò all’ orto – giardino che nel 1878 fu trasformato in Villa Comunale.
L’ immenso patrimonio documentale e librario solo in parte fu salvato.
Mentre non si ha notizia degli atti e dei documenti che erano conservati in questa struttura, la biblioteca conobbe migliore sorte.
La Congregazione dei Servi di Maria, infatti, per non far disperdere i tanti volumi custoditi nel convento – anche se a costo di grandi sacrifici, li comprò proprio dal Demanio e li conserva ancora oggi.
Solo in epoca fascista i frati francescani sono rientrati nella disponibilità della chiesa e di parte del loro antico convento scampato al rischio di essere trasformato in locali destinati ad ospitare “pretura, prigioni, ufficio del registro e del bollo, il quartiere della guardia, la caserma dei carabinieri e un ricovero di mendicità”.
E sempre durante il Ventennio fascista fu effettuato il restauro del Chiostro che, per fortuna è scampato (almeno strutturalmente) ad ogni genere di avversità.
Fabrizio Guastafierro