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Sant’ Antonino, Santo Leader di Sorrento

Pur non essendo sorrentino di nascita e pur non essendo stato il primo Patrono di Sorrento, in ordine temporale, Sant’ Antonino Abate, già da diversi secoli, ha conquistato la “leadership” tra i protettori celesti della Città del Tasso.
Allo stato attuale è praticamente impossibile stabilire con assoluta sicurezza quando, effettivamente, il suo culto soppiantò quello che in precedenza era riservato, in via prioritaria A San Renato e San Valerio (rispettivamente secondo e terzo tra i Vescovi di Sorrento di cui ci sono giunte notizie) oltre che a San Bacolo e Sant’ Attanasio (che pure, in epoca successiva, avevano ricoperto la dignità vescovile sorrentina).
Purtroppo l’ assoluta indisponibilità di documenti non ci consente di individuare elementi di certezza, ma deve essere rilevato che la prima Cattedrale di Sorrento era dedicata ai soli Santi Renato e Valerio.
Ciò a riprova del fatto che, per svariate centinaia di anni, ai due pastori della Chiesa Sorrentina fu riconosciuta massima ed incontrastata importanza.
In seguito – probabilmente attorno al 1113 – la cattedra vescovile fu ospitata in un nuovo edificio di culto che, non si sa per quale precisa ragione, fu dedicato ai Santi Filippo e Giacomo, piuttosto che ad uno (o più) tra i patroni di Sorrento.
Questo a dispetto del fatto che fin dal X secolo (o, forse, addirittura nel secolo precedente) cominciarono ad entrare in circolazione i primi manoscritti apologetici della figura di Sant’ Antonino.
Tra questi il primo in assoluto fu quello redatto dal cosiddetto “Anonimo Sorrentino” .(1)
Ad onor del vero deve essere precisato che, per lungo tempo, questo manoscritto – almeno per quanto è dato sapere – è restato unico nel suo genere e non si hanno notizie a proposito di eventuali ed ulteriori opere dedicate allo stesso Santo.
La sua trascrizione ci consente di conservare una testimonianza abbastanza nitida sull’ accresciuta importanza del Santo agli occhi e nel cuore dei fedeli sorrentini.
Tuttavia proprio dalla lettura di questo manoscritto si ricava che, alla vigilia dell’ anno mille, Sant’ Antonino era ancora considerato “solo” come uno dei Santi Patroni di Sorrento e non come il santo patrono per antonomasia.
Lo si ricava allorquando l’ anonimo sorrentino, nel riportare la cronaca del miracolo grazie al quale le navi e gli equipaggi di Sorrento (assieme a quelli di Napoli e di altre realtà della Campania) sbaragliarono la flotta saracena nel IX secolo.
In questo caso, infatti, l’ amanuense ebbe cura di precisare che l’ evento prodigioso si verificò per intercessione di Sant’ Antonino, unitamente a San Renato a San Valerio, San Bacolo e Sant’ Attanasio.
Per quanto in crescita, insomma, a quell’ epoca, la fama dell’ Abate originario della città di Campagna (Sa), ancora non aveva superato quella degli altri patroni del capoluogo peninsulare.
Ma quando, effettivamente, Sant’ Antonino diventò il Santo più importante di Sorrento?
Difficile dirlo, ma abbiamo ragione di ritenere che la sua supremazia rispetto agli altri debba essere fatta risalire ad una epoca successiva alla fine del medioevo.
Su questo punto è bene chiarire un aspetto: quasi tutti i documenti ed i manoscritti sorrentini di epoche remote – compresi quelli della Curia Arcivescovile – furono irrimediabilmente distrutti in seguito alla invasione in occasione della quale i saraceni, nel 1558, saccheggiarono e misero letteralmente a ferro e fuoco la Città del Tasso.
La qual cosa determina la assoluta impossibilità di stabilire se, prima di quell’ anno, fosse stato redatto o meno, qualche altro manoscritto riferito alla vita ed alle opere del Santo di cui ci si occupa in questa sede.
Come pure risulta impossibile dimostrare se le devozioni a lui dedicate avessero già raggiunto il loro apice prima della seconda metà del XVI secolo.
Un fatto, però, è certo: solo a partire dal seconda metà del Cinquecento – anche grazie all’ avvento dell’ uso della stampa tipografica – iniziarono a proliferare ed a moltiplicarsi i libri che, in maniera esclusiva (o solo incidentale) furono dedicati agli aspetti biografici ed ai miracoli di Sant’ Antonino Abate.
Il tutto, proprio per effetto della scomparsa delle fonti antiche, fu condito da una miriade di discordanze e di imprecisioni, spesso molto significative non solo a proposito dei locali santi patroni, ma perfino sull’ ubicazione della prima Cattedrale di Sorrento.
In questo contesto, dunque, non è difficile comprendere come – confrontando vari testi – sia possibile riscontrare incongruenze anche a proposito dell’ epoca in cui visse Sant’ Antonino, la cui esistenza in vita viene fatta spaziare in un periodo compreso tra il VII ed il IX secolo.
Ciò nonostante, qualche elemento di “prova congetturale”, a proposito dell’ importanza riservata al culto del Santo nel corso dei secoli, lo si può desumere dalle dimensioni, dalla “ricchezza” e dalle condizioni che vedevano interessata la chiesa a lui dedicata.
Su questo punto, se si eccettua il favoloso racconto di Manfredi Fasulo, secondo il quale la Regina Giovanna II, prima di salire al trono, nel 1399, sarebbe convolata a giuste nozze proprio in questo edificio di culto, non possono esserci dubbi. Bisogno rilevare, infatti, che questo tempio cristiano, non solo per effetto dei danni procurati dai saraceni, ancora alla fine del Cinquecento, non solo versava in condizioni miserabili e di fatiscenza, ma era ben diverso da come lo conosciamo oggi.
In più – è bene sottolinearlo – la sua cura e le sue attività erano garantite dalla antica Confraternita di Sant’ Antonino e non direttamente da autorità ecclesiastiche.
Priva di rendite, in realtà, la Chiesa Sorrentina di Sant’ Antonino, dovette aspettare gli inizi del XVII secolo per conoscere la sua vera “primavera”.
Ciò grazie ad una serie di eventi di straordinaria importanza tra i quali: l’ invocato arrivo a Sorrento dei padri teatini (1608); alla donazione di un terreno di circa 5.000 metri quadrato e dei proventi della vendita di un fabbricato a Napoli (che fruttò 1.800 ducati) resi disponibili da Don Cesare Anfora per costruire un monastero attiguo alla chiesa ed al lascito di 600 ducati annui disposto da Donna Isabella Carafa al fine di garantire il completamento dello stesso monastero destinato ad ospitare i teatini.
Per quanto è dato sapere, in precedenza, mai si era registrata una simile concomitanza di tanti eventi favorevoli.
E’ questo, dunque, l’ indizio più “forte” per sostenere che il primato di Sant’ Antonino tra i patroni sorrentini, si è affermato in epoche relativamente recenti.
Oggi, però, questo primato è solido ed indiscusso.
Tanto che Sorrento, ormai da diversi secoli, festeggia una sola festa patronale cittadina: quella, per l’ appunto, di Sant’ Antonino Abate.
Fabrizio Guastafierro
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