... ALL OTHER SCRIPTS MUST BE PLACED BELOW La storia del presepe della Chiesa Cattedrale di Sorrento | Il meglio di Sorrento

La Storia del presepe del Duomo di Sorrento (2b)

La storia del presepe della cattedrale di Sorrento è ricco di pagine belle, ma anche di pagine tristi e poco edificanti.
Esso, infatti, all’ epoca del terremoto del 1980, in seguito ad un furto sacrilego, fu spogliato dai magnifici pastori del settecento che Silvio Salvatore Gargiulo (anche noto come Saltovar), aveva donato durante la prima metà del Novecento.
La razzia all’ epoca generò scalpore, sconcerto e dolore, soprattutto nei sorrentini che hanno sempre avuto a cuore il presepe della cattedrale, non solo in ossequio a valori religiosi, ma anche perché ritenevano – e ritengono – l’ opera come una sorta di patrimonio della collettività locale.
Ma, come è spesso accaduto nella storia di Sorrento, al dolore non ha fatto seguito la rassegnazione.
Quasi immediatamente, infatti, proprio i sorrentini si sono rimboccati le maniche per restituire al proprio Duomo un presepe che, almeno in parte, non facesse rimpiangere quello che, purtroppo, era andato perduto.
Ne è nata una storia che merita di essere ricordata soprattutto per gli slanci di generosità e per l’ impegno profuso tanto dai parroci che si sono succeduti alla guida della parrocchia della Chiesa Cattedrale di Sorrento, quanto dai fedeli.
Nei primi anni successivi al furto dei pastori sorrentini, il  presepe del Duomo di Sorrento fu realizzato nell’ atrio del Vescovado per volontà del parroco dell’ epoca (il compianto Don Antonio Izzo) grazie alla collaborazione di Pasquale Ferraiuolo, di Michele Fiorentino, di Raffaele D’ Esposito e di tanti altri.
Pochi anni dopo il nuovo parroco, Don Pasquale Ercolano impresse una decisa svolta al recupero del presepe della Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo di Sorrento (è questo il nome della Cattedrale sorrentina), acquistando una collezione di statuine di grande valore artistico (e non solo artistico), con dimensioni la cui altezza era compresa tra i 15 ed i 40 centimetri e realizzata dalla scultrice siciliana, Angela Tripi di Palermo.
La stessa collezione di pastori aveva la particolarità di essere costituita da pastori in terracotta in stile arabo – palestinese.
L’ allestimento del presepe, in questo caso fu affidato a Pasquale Ferrariuolo, ai due cugini (entrambe con lo stesso nome) Franco Parlato – figli di Antonino Parlato e Giuseppe ParlatoCarlo Ercolano, Liberato Gargiulo, Emanuele Palomba, e Renato Esposito (che, a quel tempo, “militavano” nelle fila dei “Pueri Cantores
In seguito, è stata valutata positivamente la possibilità di cambiare ancora una volta l’ aspetto del presepe sorrentino e renderlo sempre più simile a quello antico.
E così mentre la collezione siciliana è stata ceduta alla Chiesa principale di Massa Lubrense, il presepe del Duomo di Sorrento si è arricchito con esemplari di pastori ispirati alla scuola napoletana del settecento e con alcuni pezzi autentici ed originali, fino a raggiungere, nel 1997, la consistenza e le proporzioni attuali.
A prescindere dalle evoluzioni che si sono registrate soprattutto negli ultimi 30 anni, lo stesso presepe della Cattedrale di Sorrento, anche quando poteva vantare la presenza dei pastori donati da Saltovar, poteva contare sulle affettuose attenzioni di uomini che hanno lasciato il loro nome indissolubilmente legato a quello della Città di Sorrento. Tra questi figurano, per esempio, negli anni ‘50: quelli dei giovani del circolo cattolico “Sant’ Antonino Abate” – coordinati dal maestro Vito Esposito, detto “Vitill” (che era Scenografo del Teatro San Carlo) -, ma anche quelli di Baldassarre Gargiulo e Gaetano Mascolo (che a lungo è stato priore della Arciconfraternita della Morte e Orazione di Sorrento).
Naturalmente, il presepe della Cattedrale di Sorrento resta indissolubilmente legato anche ai nomi dei parroci che si sono succeduti alla guida della parrocchia e degli amministratori della stessa parrocchia della cattedrale di Sorrento: Don Antonio Ercolano, Don Gaetano Iaccarino, Don Antonio Izzo, Don Pasquale Ercolano, Don Luigi Di Prisco e Don Carmine Giudici.
Fabrizio Guastafierro