Le delibere di Consiglio del 1913
Durante il 1913 la città di Sorrento, sotto il profilo amministrativo, visse un periodo particolarmente delicato e travagliato, tanto sotto il profilo economico e finanziario quanto sotto il profilo politico.
A condizionare il lavoro del Comune sorrentino, a quel tempo, era la massa debitoria particolarmente significativa che l’ ente pubblico aveva accumulato per eseguire, negli anni precedenti, una serie opere pubbliche più o meno importanti che, però, cumulativamente avevano comportato impegni di spesa per un ammontare complessivo di oltre 100.000 lire….
La cifra – che oggi farebbe sorridere – all’ epoca era particolarmente significativa soprattutto in considerazione dei tassi di interesse che lo stesso Municipio di Sorrento si era impegnato a corrispondere ai singoli creditori.
Tra gli interventi che avevano determinato l’ esposizione finanziaria dell’ ente figuravano: la costruzione del muro di sostegno del burrone che oggi caratterizza il Vallone dei Mulini, nonché la sistemazione della parte Sud dell’ attuale Piazza Tasso (nella parte ricavata della colmata dello stesso Vallone dei Mulini), lavori straordinari ed urgenti ad alcune strade di campagna, la ricostruzione e la sistemazione di Via Rota, la pavimentazione dei marciapiedi del Corso Duomo e del Corso Umberto (corrispondenti all’ attuale corso Italia), opere l’ elevazione delle acque dal Vallone dei Mulini ed altro ancora.
Per tentare di affrontare e risolvere il problema, il Consiglio Comunale del tempo, su proposta del Sindaco Antonino Cariello, decise di contrarre un unico mutuo con la Cassa depositi e prestiti da rimborsare in 35 annualità con un saggio di interesse del 4% annuo con il dichiarato intento di procedere alla unificazione e dismissione di debiti.
A prescindere dall’ entità dei problemi appena evidenziati, in ogni caso, l’ amministrazione versava in una situazione di stallo.
La produzione deliberativa del consiglio comunale di Sorrento, al di là dell’ aspetto numerico, fu piuttosto modesta.
Su 110 provvedimenti adottati, infatti, il civico consesso sorrentino ne approvò 13 relativi a regolamenti, 6 su aspetti relativi agli organici comunali, 17 a nomine in vari enti ed organismi collegati al Municipio oltre che 10 su vari aspetti riguardanti il mondo della scuola. Se a questi si aggiungono le ratifiche di delibere adottate dalla Giunta Municipale ed argomenti relativi a bilancio e consuntivi, si comprende con immediatezza che ben pochi furono gli argomenti destinati ad incidere significativamente sulla vita della città.
Peraltro la consiliatura, cominciata dopo le elezioni anticipate del 1909 (che fecero seguito alle dimissioni rassegnate dal Sindaco Guglielmo Tramontano e dalla Giunta Municipale il 28 luglio di quell’ anno, – come la precedente – si concluse prematuramente in seguito all’ esito delle elezioni politiche nazionali che riguardarono la Camera dei Deputati (all’ epoca i senatori erano nominati dal Re).
Il 27 ottobre del 1913, infatti, il Sindaco, Antonino Cariello, decise di comunicare la sua decisione di “gettare la spugna” con una lettera lapidaria che, due giorni dopo, fu letta nel Consiglio Comunale sorrentino.
Questo il testo della missiva indirizzata all’ assessore anziano, Antonino Viterbo: “Credo mio dovere, in omaggio alle elezioni politiche in questo Comune, di rassegnare alla Signori Vostra Illustrissima le mie dimissioni dalla carica di Sindaco. Ne ho data partecipazione al Signor Prefetto di Napoli ed al Signor Sottoprefetto del Circondario. Con ossequio – Firmato Antinono Cariello”.
All’ epoca il Comune di Sorrento – come gli altri della Penisola Sorrentina – si ritrovava al centro di una curiosa situazione.
La Città del Tasso, assieme alle altre della Costiera pagava il prezzo di non aver eletto, anni prima, un deputato gradito al Re. Per questa ragione il locale collegio elettorale era stato letteralmente “smantellato” ed i comuni peninsulari erano stati inclusi in vari collegi elettorali di Napoli, ritenuti fedeli alla corona. Ciò tanto con un evidente intento punitivo, quanto con la non meno evidente intenzione di minimizzare il risultato dei voti espressi dai comuni peninsulari rendendone di fatto nulla l’ eventuale portata.
Per questa ragione, nel 1913, Sorrento si ritrovava a far parte del Collegio elettorale della Sezione Chiaia di Napoli, mentre Massa Lubrense faceva parte del collegio elettorale della Sezione Mercato di Napoli; Sant’ Agnello, Piano di Sorrento e Meta erano considerati facenti parte del collegio elettorale della sezione Porto di Napoli, mentre il comune di Vico Equense era stato incluso nel collegio elettorale della sezione Pendino di Napoli.
In assenza di notizie più precise, dal testo della lettera di dimissioni non si evince molto di più, ma è da ritenersi che il gesto risoluto del primo cittadino sia stato da intendersi riferito all’ esito elettorale scaturito dalle urne sorrentine, piuttosto che da quelle dell’ intero collegio.
D’ altro canto non deve essere dimenticato che le elezioni politiche del 1913 furono le prime considerate a quasi a suffragio universale in quanto il diritto di voto era stato esteso a tutti i maschi. Questo probabilmente, determinò una vittoria del partito avverso a quello sostenuto dall’ Sindaco. A quei tempi un risultato elettorale del genere, sebbene riferito ad una tornata politica non poteva non avere effetti anche sul piano amministrativo locale e, quindi, il Sindaco avvertì il dovere di dimettersi.
A prescindere dagli aspetti politici e dalla caduta dell’ amministrazione, e dalla disamina statistica dei provvedimenti adottati dal Consiglio comunale sorrentino è interessante cogliere una curiosità.
Sempre nel corso del 1913, infatti, il civico consesso di Sorrento ebbe modo di discutere di un progetto che era avanguardistico per quell’ epoca – e che, purtroppo, non ebbe esisti concreti – soffermandosi sulla concessione per realizzare una ferrovia economica Amalfi – Sorrento – Massalubrense – Torre Annunziata.
Per una più attenta e puntuale disamina delle singole delibere approvate, ne proponiamo il testo secondo la loro numerazione progressiva.
Fabrizio Guastafierro