Come si presenta oggi la Chiesa della Vergine dei Sette dolori di Sorrento
La Chiesa dell’ Addolorata di Sorrento, anche conosciuta come Chiesa della Vergine dei sette dolori di Sorrento, essendo stata fortemente voluta dai patrizi sorrentini, fu anche detta la Chiesa dei nobili di Sorrento.
E proprio quest’ ultima particolarità, ha fatto sì che, durante la sua edificazione si potesse disporre di cospicue risorse finanziarie.
E’ anche questa una delle ragioni per cui la chiesa, sotto il profilo architettonico, si presenta come una delle più belle espressioni del barocco a Sorrento.
E proprio perché ispirata ai principi del barocco sorrentino, la stessa chiesa di presenta ampia e ricca di stucchi.
In particolare la Chiesa della Vergine dei Sette dolori a Sorrento, presenta, sull’ altare maggiore, una bella statua settecentesca della Madonna Addolorata, tutta vestita in nero che si caratterizza per l’ avere un cuore in argento trafitto da sette spade.
Solo due, invece, sono le cappelle laterali. Esse, al di sopra dei rispettivi altari in piperno, consentono di ammirare due grosse tele realizzate da Carlo Amalfi (1769).
La prima raffigura La Sacra Famiglia, mentre la seconda ritrae la Santissima Trinità in Gloria.
L’ importanza dell’ artista che ha realizzato i dipinti è particolarmente rilevante non solo per la pregevole fattura dei magnifici quadri, ma anche perché, proprio Carlo Amalfi – oltre ad essere noto per le sue origini sorrentine – divenne famoso (attorno alla metà dell’ ottocento) per l’ avere lavorato a Castel Capuano in Napoli (nella Sala del Gran Consiglio del Tribunale), in un ciclo di affreschi ove dipinse i ritratti dei primi Legislatori del Regno e quello di Re Carlo di Borbone a cavallo).
Tra i suoi facoltosi e nobili committenti, figurano, anche il cardinale sorrentino, Antonino Sersale ed il Principe Raimondo di Sangro (anche conosciuto come il principe Raimondo di Sansevero).
E fu proprio l’ incontro con il Principe che fece compiere al sorrentino Carlo Amalfi, un salto di qualità.
Appassionato di studi alchemici, infatti, proprio il principe rivelò all’ artista sorrentino i segreti dei colori eleoidrici che furono adoperati, tra l’ altro nel Tempio della Pietà a Napoli, ed in particolare per il ritratto di Don Raimondo (che fu effigiato in veste di condottiero) da apporre al suo monumento funebre.
Non esistono prove, ma secondo alcune leggende, fu sempre il Principe Raimondo di Sangro ad iniziare Carlo Amalfi a studi alchemici di varia natura ed a vari segreti.
Noto per essere stato il primo maestro della Massoneria a Napoli, infatti, il nobilissimo studioso fece ritrarre suo figlio Vincenzo, dal pittore sorrentino in un abito scarlatto e atteggiato nel saluto del Gran Maestro Templare quasi a conferma dei collegamenti tra massoneria e templari.
Assicurarsi un’ opera di Carlo Amalfi, insomma, era un autentico privilegio ed il fatto che nella Chiesa della Vergine dei sette dolori ce ne siano ben due, è sintomo di grande opulenza.
Fabrizio Guastafierro