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La fine dei progetti del ventennio

Malgrado il fatto che l’ iter, per la realizzazione di ascensori, destinate a collegare il centro storico di Sorrento con il porto di Sorrento, fosse stato avviato da un Commissario Prefettizio di sicuro gradimento al Regime – che aveva istituito, per l’ appunto, la figura commissariale per guidare gli organi amministrativi (Sindaco, Giunta e Consiglio Comunale) – e malgrado il fatto che i provvedimenti indispensabili per indire la gara fossero stati da lui stesso adottati, la pratica si bloccò ai livelli gerarchicamente superiori per effetto di problemi connessi al superamento dei limiti di spesa concessi in casi come quello considerato.
Il 13 gennaio 1926, infatti, il Sottoprefetto di Castellammare di Stabia inviò al Commissario Limarzi la seguente lettera: “Comunico copia del parere del Consiglio di Prefettura adottato dall’ Alto Commissariato relativa alla delibera del Commissario Prefettizio di codesto comune trasmessa con la nota sopradistinta: “Visto che con la delibera 27/11/1925 il Commissario Prefettizio vincola il comune per la metà della spesa di costruzione riservandosi la metà degli utili che il nuovo impianto potrà rendere;
Considerato che a norma dell’ articolo 306 della legge comunale e provinciale T.U. 4 febbraio 1915 N° 148 ogni delibazione di spesa lavori ed acquisti il cui ammontare oltrepassi le L. 500 deve essere accompagnato dal progetto o perizia che fissi l’ ammontare della spesa, i modi di esecuzione ed i mezzi per pagarla;
Considerato che la forma speciale dell’ appalto concorso prevista dall’ articolo 4 del R.D. 18 novembre 1923 N° 2440 non dispensa le pubbliche amministrazioni dall’ obbligo di fissare la spesa ed i mezzi di pagarla e che l’ appalto concorso stesso può essere risolto soltanto fra persone o ditte preventivamente riconosciute idonee a redigere, in base a prestabilite norme di massima i progetti ed a provvedere alla loro esecuzione.
Per questi motivi
Si dà parere che la indicata deliberazione del 27/11/1925 del Commissario prefettizio di Sorrento non debba essere approvata”.
Malgrado il brusco e perentorio “stop”, l’ idea di realizzare un ascensore destinato a collegare la Marina Piccola con il centro abitato di Sorrento non perse vigore.
Sebbene – allo stato – non si disponga di ulteriori documenti attestanti l’ esistenza di ulteriore corrispondenza incentrata sull’ argomento, nel periodo immediatamente successivo al “disco rosso” dell’ Alto Commissariato, dobbiamo registrare la presenza agli atti dell’ archivio storico del Comune di Sorrento di una parte minima eppure significativa di nuovo progetto risalente al 17 settembre del 1927.
Si tratta di un profilo longitudinale e di un progetto di massima – entrambe realizzati dall’ “Impresa Costruttrice Ingg. T. Zeni & figli” – dai quali si evince una nuova ipotesi di tracciato e l’ utilizzo di due cabine per realizzare l’ impianto.
Rispetto alla proposta avanzata nel 1925, a valle rimaneva una sola galleria con imbocco in Piazza S. Maria del Soccorso (ed essendo stata evidentemente abbandonata l’ idea di effettuare un traforo che partisse dalla spiaggia San Francesco a Sorrento), mentre l’ arrivo era previsto in Piazza Sant’ Antonino (laddove oggi c’è l’ aiuola che si trova dirimpetto al Bar Vittoria).
La galleria orizzontale (posta quasi a livello del mare), dunque, si allungava notevolmente rispetto a quella ipotizzata due anni prima e sarebbe stata lunga 140 metri. Di pari passo anche l’ altezza della gabbia destinata ad alloggiare l’ ascensore aumentava significativamente. Nel caso in cui l’ impianto si fosse fermato all’ altezza di via Luigi De Maio (così come immaginato nel 1925) si sarebbe dovuto effettuare uno scavo destinato a giungere ad una altezza di 46,7 metri, mentre con la nuova soluzione l’ altezza sarebbe stata di 61,5 metri.
I grafici cui si è fatto riferimento, purtroppo, almeno per il momento non sono accompagnati da ulteriori documenti.
Non si dispone, infatti, né di alcuna lettera accompagnatoria, né di un eventuale piano economico – finanziario e nemmeno di elementi comprovanti che la progettazione fosse stata elaborata in proprio (oppure per conto di Raffaele D’ Auria e, quindi, della OTIS).
Tuttavia alcuni elementi consentono di formulare qualche verosimile congettura.
E’ probabile, infatti, che i grafici siano stati elaborati dalla “Impresa Costruttrice Ingg. T. Zeni & figli” per conto del rappresentante della OTIS in quanto in essi sono raffigurate cabine che sembrano essere del tipo prodotto proprio da questa’ ultima industria.
Meno sostenibile, invece, è il fatto che questi stessi grafici potessero far parte di un ben più articolato progetto in ragione del fatto che sono indicati come: allegato 2a (la dicitura è riportata sul dorso del profilo longitudinale) ed allegato 3a (in questo caso la dicitura è riportata sul dorso del un progetto di massima) da una grafia ben diversa da quella utilizzata dai progettisti.
Qualunque sia stata la portata complessiva del progetto ed in qualsiasi modo esso sia stato presentato, comunque, è sicuro che esso non sortì migliori effetti di quello su cui ci si è già soffermati in precedenza.
A testimonianza dell’ inconcludenza dell’ ennesima ipotesi – ma anche del fatto che l’ idea di creare un collegamento veloce tra il porto di Sorrento ed il centro abitato non solo continuava a restare attuale, ma era anche particolarmente sentita dai vertici amministrativi locali che si erano succeduti nel tempo – esiste una lettera ancora una volta inviata da Raffaele D’ Auria il 6 marzo del 1928 e, questa volta, indirizzata al Commissario per l’ Amministrazione della Grande Sorrento, Gennaro Saporito.
In quella circostanza l’ imprenditore ebbe modo di scrivere: “Mi permetto di comunicare alla S.V. che ho appreso che Ella intende ripigliare la pratica riguardante l’ installazione di un ascensore pubblico in Sorrento; per cui la prego di volersi compiacere di chiedermi chiarimenti in proporisto, per aver io, in qualità di rappresentante della Ditta OTIS – Ascensori e Montacarichi – iniziata detta pratica e curata per moltissimo tempo coi vari sigg. Amministratori del tempo”.
Nemmeno in questo caso la sorte volle arridere al rappresentante della celebre industria.
Tanto è vero che dopo oltre tre anni fu un nuovo proponente a farsi avanti nel rivolgersi, questa volta, al Podestà di Sorrento.
Il 27 luglio 1931, infatti, Alfonso Fortunato, quale rappresentante della società anonima Sapov – Fonderie Officine Vanchiglia scrisse: “Sono venuto a conoscenza che prossimamente cotesto Comune impianterà un ascensore che dovrà collegare la Marina di Sorrento col resto della Città e mi affretto a pregare la S.V. Ill.ma di volersi compiacere di interpellarmi in proposito, sicuro di poter fornire un impianto degno di cotesta meravigliosa città, sia per l’ estetica che pel sicuro funzionamento.
Gli ascensori della “S.A.P.O.V.” sono costruiti con la più scrupolosa accuratezza; le cabine sono di legno massiccio e lastronato, comuni o di lusso, con cristalli, specchi, divani, ecc; hanno doppio apparecchio di sicurezza e sono azionati da motori perfettissimi, che imprimono alla cabina la velocità di centimetri 60 al secondo; le resistenze di avviamento, perfezionatissime, non fanno assolutamente sentire la messa in moto sia in salita che nella discesa.
I prezzi non temono alcuna concorrenza e i preventivi sono gratis.
La “S.A.P.O.V.” ha anche una grande fonderia e fornisce quasi tutti i chiusini, di qualunque tipo, occorrenti al Comune di Roma. Ultimamente ha anche forniti e messi in opera i grandiosi cancelli artistici, a scomparsa, che chiudono la grande scalea dell’ ingresso principale del palazzo del Viminale”.
Nemmeno in questo caso ci furono risultati positivi.
Anzi la missiva dovette essere accolta con freddezza visto che su di essa è annotato a matita un lapidario: “agli atti”…..
Fabrizio Guastafierro