Le risposte nascoste nel Campanile
Posto lì dove si trova oggi, in posizione relativamente distante dalla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo che, ormai da tempo, è considerata come la Cattedrale di Sorrento, il campanile del Duomo sembra quasi uno dei tanti enigmi da risolvere a proposito della chiesa maggiore della Città del Tasso.
Come mai – è lecito chiedersi – esso non è parte integrante del corpo di fabbrica dell’ edificio sacro rispetto al quale è destinato a richiamare l’ attenzione, così come avviene per la quasi totalità delle chiese sparse in tutto il mondo?
Chi, o che cosa, ha indotto i costruttori a realizzarlo proprio lì e a non inglobarlo al tempio di cui dovrebbe essere stato una naturale “appendice” o ad edificarlo a ridosso dello stesso edificio sacro?
Si è in presenza, forse, di un ennesimo “giallo” destinato a rendere ancora più complesse le ricerche da condurre su quello che è – ed a questo punto aggiungiamo “è stato” – la più importante chiesa della Penisola Sorrentina?
Le risposte sono tutte di segno opposto rispetto a quelle che si potrebbero azzardare “tout court”.
Si può affermare, infatti, che proprio questo campanile può, simbolicamente, essere considerato come “la risposta” a tutte le domande finora poste a proposito della cattedrale paleocristiana di Sorrento o, almeno, si può, più che motivatamente, ritenere che contiene in sé tutti gli elementi che permettono di risolvere quello che per secoli è stato un complesso rompicapo.
Evidentemente, se ci si dovesse limitare a trarre le conclusioni dal suo attuale aspetto architettonico, o sulle notizie che i libri ci conservano al suo riguardo, si finirebbe, ancora una volta, ben lontano da soluzioni pertinenti.
Dal punto di vista estetico, nel suo complesso, la torre campanaria di cui si parla non sembra essere particolarmente antica ed è difficile stabilire a quali requisiti stilistici risponda il suo aspetto.
D’ altro canto è opinione diffusa che essa sia stata costruita (ma sarebbe meglio dire ricostruita o ampliata) tra il XV (1) ed il XVI (2) secolo .
In realtà a quell’ epoca – così come in precedenza – il campanile della Cattedrale non assolveva solo funzione ad una funzione religiosa, ma era godeva anche di grandissimo prestigio in ambito civile, politico ed amministrativo.
A testimoniarcelo, ancora una volta, è Bartolommeo Capasso che parlando di Sorrento nel Cinquecento, ha avuto modo di evidenziare “Il Parlamento in questo secolo tenevasi ordinariamente sotto il campanile dell’ arcivescovado, e talvolta nella Chiesa di S. Francesco o di S. Antonino.
V’ interveniva sempre il capitano governatore, ed in sua mancanza il giudice, o sia luogotenente, o il sindaco pro-gubernatore.
Presedevano i quattro sindaci cioè due nobili, uno del sedile di Dominova e l’ altro di quello di Porta, e questi presedevano un mese per ciascuno; e due del popolo, cioè uno appartenente alla città e l’ altro alla devota università di Piano” (3) .
Per quanto interessanti, gli aspetti politico-amministrativi appena considerati, rivestono un ruolo marginale rispetto ai “segreti” nascosti proprio dal campanile della Cattedrale di Sorrento.
In questo senso, dunque, molto più opportuno appare il concentrarsi su quella che può essere considerata la base della torre campanaria.
Il suo aspetto è estremamente singolare, dal momento che nel commentare la sua forma, Pasquale Ferraiuolo osserva che essa è adornata “con tronchi di colonne di varie specie, con capitelli ora classici ora bizantini, con basamenti di statue e ogni sorta di frammenti marmorei” (4).
E’ evidente, dunque, che essa sia il frutto del re – impiego di materiali di varie epoche assemblati, in ogni caso, in un periodo storico assai remoto, così come del resto è avvenuto anche all’ interno della vicina Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo (5).
Negli ultimi anni, alcune indicazioni turistico-culturali curate dal Professor Mario Russo per conto del Rotary Club locale e visibili in alcuni punti strategici che delimitano una zona del centro storico in cui, per l’ appunto ricade anche il campanile, riferendosi probabilmente all’ epoca in cui esso fu eretto la prima volta e non al suo aspetto attuale, lo considera come espressione romanica.
Ipotesi, quest’ ultima, che è da considerare assolutamente verosimile se si considera che proprio questa struttura, oltre ad essere stata deposito di antichi reperti, è stata culla anche di larga parte dei resti della antica “chiesa maggiore” così come già evidenziato in precedenza.
La qual cosa ci avvicina, quasi definitivamente, alla soluzione della identità della prima cattedrale sorrentina, alla sua intitolazione ed alla sua posizione.
Ciò anche grazie alla presenza di un reperto che, sebbene quasi nascosto, si trova proprio ai margini del portico che, passando al di sotto della torre campanaria, collega il Corso Italia con Via Pietà.
Fabrizio Guastafierro
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Note:
1 Pasquale Ferraiuolo “Chiese e Monasteri di Sorrento, cenni storico artistici”, pubblicato a Sorrento nel 1974 a cura della Venerabile Congregazione dei Servi di Maria” a pagina 38
2 Pasquale Ferraiuolo, in “La Cattedrale di Sorrento” a cura di Antonino Cuomo e dello stesso Pasquale Ferraiuolo (pubblicato da EIDOS Nicola Longobardi Editore, nel 1992) a pagina 68.
3 Bartolommeo Capasso, “Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento”, pubblicato a Napoli nel 1866, alle pagine 39 e 40.
4 Pasquale Ferraiuolo, in “La Cattedrale di Sorrento” a cura di Antonino Cuomo e dello stesso Pasquale Ferraiuolo (pubblicato da EIDOS Nicola Longobardi Editore, nel 1992) a pagina 68.
5 Ausilia Trapani, tesi di specializzazione in Archeologia classica su “La “raccolta della Cattedrale” collezionismo e reimpiego di marmi dell’ antica Surrentum”, discussa nell’ anno accademico 2009 – 2010.