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Un’ altra chiesa che non fu Cattedrale di Sorrento

Capitolo IV

Se la Chiesa dei santi Felice e Baccolo a Sorrento, così come si è già chiarito, non fu la prima chiesa maggiore della Terra delle Sirene, quale fu, dunque, la cattedrale paleocristiana di Sorrento?
Volendosi attenere a quanto proposto dalle pubblicazioni tramandateci almeno fin dal XVI secolo, si dovrebbe considerare un’ unica possibilità: quella relativa alla chiesa del Monastero di San Renato che sorse nella zona periferica di Cesarano.
In realtà anche questa ipotesi è destituita di ogni fondamento, ma – in questo caso più che in altri – occorre una più articolata disamina che non si limiti a dimostrare l’ inconsistenza dell’ ipotesi stessa e l’ impossibilità di affermare, in maniera cedibile, che l’ edificio sacro facente parte del complesso monastico considerato sia stato, effettivamente, punto di riferimento delle attività vescovili prima, ed arcivescovili dopo.
E’ opportuno, infatti, affrontare una analisi della figura del santo (e degli aspetti biografici che lo riguardarono), così come della figura e della biografia del suo successore, San Valerio. Ed è ancora utile soffermarsi sulla narrazione dei miracoli che li videro protagonisti, sui documenti che ce ne hanno tramandato la memoria e, infine, delle antiche espressioni di culto ad essi riservate.
Grazie a questo genere di attività, si potranno individuare numerosi ed utili elementi grazie ai quali, da una parte, sarà possibile dimostrare la già anticipata inopportunità di guardare alla chiesa del cenobio di San Renato come ad un possibile punto di riferimento delle gerarchie ecclesiastiche sorrentine e, dall’ altra, si potrà individuare la traccia per giungere all’ unica soluzione alternativa possibile rispetto a quelle fino ad oggi considerate a proposito della identità della Tempio cristiano che per primo ospitò la cattedra vescovile della Città del Tasso.
Il concetto che una localizzazione del Duomo di Sorrento presso la Chiesa del Monastero di San Renato fosse sicuramente azzardata, sia pure a livello poco più che intuitivo, era già chiaro nel ‘700 a Monsignor Filippo Anastasio.
Questi – come si è già avuto modo di riferire in precedenza – pur giungendo alla errata conclusione che la dignità di chiesa maggiore di Sorrento fosse stata riconosciuta, fin dall’ antichità, all’ edificio sacro dedicato ai Santi Felice e Baccolo, ebbe modo di spiegare in maniera più che convincente, anche se non pienamente esaustiva, i motivi per i quali era fuori luogo parlare di una ipotesi relativa a quello che, per lungo tempo, fu uno dei più importanti cenobi benedettini della Terra delle Sirene.
In particolare, il Patriarca Antiocheno si soffermò su un aspetto: dopo l’ editto di Costantino – che di fatto legalizzò la religione cristiana, generando i presupposti perché essa soppiantasse i miti pagani – il titolo di chiesa cattedrale di Sorrento certamente non sarebbe stato in carico ad un tempio posto al di fuori delle mura cittadine. Questo né quando San Renato fu eletto vescovo (ovvero attorno alla metà del V secolo), né dopo la sua stessa morte.
Su questi e su altri aspetti ci si soffermerà in seguito, avendo cura di evidenziare quante e quali sono le ragioni che inducono a considerare l’ ubicazione di cui si parla come il frutto di un clamoroso abbaglio destinato, purtroppo, a generare equivoci fino ad epoche relativamente recenti.

Fabrizio Guastafierro

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