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Chiesa di S. Maria delle Grazie

Tra le chiese che abbelliscono il centro storico di Sorrento, quella dedicata a Santa Maria delle Grazie è una delle più “giovani” anche se le sue origini risalgono alla seconda metà del Cinquecento.
L’ edificio di culto è parte di un complesso che anticamente inglobava tanto un monastero di clausura (ancora oggi attivo) quanto un conservatorio educativo, entrambe riservati alle giovani del popolo di Sorrento e del suo Piano.
L’ intero complesso si trova in una delle zone in cui si concentra il maggior numero di chiese di Sorrento.
A poche decine di metri di distanza (sebbene in varie direzioni), infatti, si possono trovare la Basilica di Sant’ Antonino, la Chiesa ed il Convento di San Francesco, la Chiesa del Santissimo Rosario e la Cattedrale di Sorrento.
Pur essendo di piccole dimensioni, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Sorrento, è impreziosita da diverse opere d’ arte (tra le quali diverse sono state realizzate da Silvestro Buono Junior), dalla presenza di una statua lignea raffigurante l’ “Ecce Homo” (considerata miracolosa) e da un pavimento maiolicato recentemente restaurato.
Un’ altra delle particolarità che rendono singolare questo edificio di culto sorrentino è la presenza di tribune e grate in legno intagliato e dorato risalenti ad un periodo compreso tra la fine del Cinquecento e gli inizi del secolo successivo. Esse avevano ed hanno la funzione di permettere alle suore del monastero di clausura di poter partecipare alle funzioni religiose senza entrare in contatto con i fedeli né essere viste da loro.
Tra le religiose che hanno vissuto nel monastero figura anche la Serva di Dio (che è il titolo assegnato dalla Chiesa cattolica a persone che si sono contraddistinte per “eroicità delle virtù” o per “santità di vita”, e per le quali è stato avviato il processo canonico di beatificazione), Suor Maria Luisa Maresca che morì nel 1912, dopo avere assolto alla funzione di maestra delle educande del suo stesso convento ed aver conquistato la fama di educatrice forte ed intransigente, ma, al tempo stesso – come è ricordato anche sul sito del Monastero di Santa Maria delle Grazie di Sorrento – “dal tratto delicato e soave, come una madre”.
Fabrizio Guastafierro