Un unico tempio per S.Renato e S. Valerio
Dal testo appena riportato in precedenza, dunque, vengono fuori elementi ed aspetti che in passato sono stati ignorati in maniera tanto sistematica quanto inopportuna.
Eppure proprio dall’ analisi di un documento così antico (e conosciuto), vengono fuori “novità” soprendenti
Dall’ analisi dell’ Omelia in lode ai Santi Renato e Valerio emerge chiaro che:
1) Anticamente la devozione dei sorrentini era esclusivamente riservata, in ambito locale, ai due Santi Vescovi, prima ancora che si estendesse a chiunque altro. Ciò verosimilmente almeno fino alla prima metà del VII secolo (epoca in cui si registrò l’ assedio di Rodoaldo). La loro primitiva funzione patronale è indiscutibile
2) In epoca remota esisteva una data (che purtroppo oggi ignoriamo quale fosse) in cui i due santi venivano festeggiati assieme.
Eloquente, in sesto senso, appare eloquente il passaggio nel quale si legge:
“Quando dunque sul tema delle virtù dei santi Renato e Valerio bisogna passare in rassegna poche cose tra le tante che per mezzo loro fece il Signore a lode e gloria del suo nome, a quelli che vengono alla loro festa non deve sembrare tempo perduto prestare orecchie pure, affinché, grazie alla loro intercessione dall’ alto, possano poi muoversi verso le loro faccende rinvigoriti nel corpo e nel cuore”.
A maggior ragione se a questo si aggiunge la lettura del periodo nel quale è evidenziato: “Col volgere dell’ anno dobbiamo celebrare una festività in cui sarebbe troppo lungo narrare tutti i miracoli dei santi sacerdoti e confessori di Cristo Renato e Valerio, miracoli che sono ampiamente ormai noti direi quasi in tutto il mondo”.
3) Fin da prima della redazione dell’ Omelia è esistita una chiesa dedicata ad entrambe i Santi, così come chiarito dove è affermato: “Obbedendo alla sua esortazione, con continue suppliche ai Santi, e dedicandosi incessantemente, sempre vigili, ai digiuni, per l’ intercessione dei santi Confessori, fu concesso che la predetta città, che restava ancora cinta tutt’ intorno dall’ assedio dei barbari, ne uscisse illesa, mentre lui, (Rodoaldo), subì in ogni caso un grave smacco, siccome furono ritrovate da tutti, gettate fuori dalla loro chiesa, tutte quelle cose che egli aveva portato. E così finalmente gli invasori andarono via dalla città”.
4) I resti mortali di San Renato e di San Valerio, almeno inizialmente erano custoditi in chiese differenti (“Per favore, conducimi fino alle chiese dove sono sepolti i loro corpi“). Diversamente si dovrebbe credere che le loro spoglie fossero state smembrate, restandone una parte nel luogo della loro sepoltura d’ origine ed altre – come reliquie – fossero state traslate in un ulteriore tempio (o più d’uno) in cui era particolarmente viva la devozione per i due compatroni.
Questa ultima eventualità renderebbe compatibile la notizia della scoperta (risalente al XVII secolo) dei resti di San Renato e San Valerio al di sotto dell’ altare dell’ antica Chiesa di San Renato annessa all’ omonimo e scomparso monastero con il fatto che un’ altra parte delle loro spoglie potesse essere custodita anche in almeno un’ altra chiesa sorrentina.
Alla luce dei chiarimenti fin ora proposti, ci si sente in condizione di potere affermare che sicuramente, fin dal VII od VIII secolo, Sorrento ebbe almeno una chiesa intitolata ai “Santi Renato e Valerio”.
Più difficile, invece, è dimostrare – almeno per il momento ed in maniera inoppugnabile – il fatto che essa fosse la prima cattedrale di Sorrento.
L’ ipotesi appena considerata è più che verosimile.
Ciò nonostante non si può negare che – malgrado il fatto che manchi una “prova certa”, capace di consacrare una verità incontestabile – si tratta di molto di più che non una semplice probabilità.
Quanto alla localizzazione della Chiesa dei Santi Renato e Valerio, esistono fondati motivi – come meglio si vedrà in seguito – per ritenere che essa si trovasse nel pieno centro cittadino di Sorrento.
Tuttavia – per eccesso di zelo – si avverte l’ obbligo di tener presente che dalla lettura del testo della già più volte citata omelia, sembrerebbe che essa fosse al di fuori delle mura della Città. Diversamente non ci si spiegherebbe come Rodoaldo abbia potuto subire un “grave smacco” nel trovare “gettate fuori della loro chiesa, tutte quelle cose che egli aveva portato”
Questo a meno che non si vogliano considerare due diverse possibilità.
Una potrebbe essere quella relativa al fatto che Rodoaldo, prima di cingere d’ assedio la città, possa avere tentato una trattativa e, in occasione, nell’ inviare a Sorrento una propria ambasceria, possa aver fatto sì che fossero presentate le proprie offerte presso la chiesa dedicata ai due Santi Patroni.
Un’ altra spiegazione, invece, potrebbe individuarsi nella circostanza che il condottiero Longobardo, sia pure per un brevissimo lasso di tempo, possa essere riuscito nell’ impresa di entrare nella Città del Tasso, salvo poi esserne immediatamente e definitivamente scacciato.
Fatto è che pur in presenza di questi “nei”, il quadro congetturale che complessivamente si viene definendo appare, ormai, abbastanza chiaro.
Fabrizio Guastafierro
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