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Grand Hotel Cocumella a Sant’ Agnello

Tra tutti gli alberghi storici di Sorrento, l’ Hotel Cocumella occupa un posto particolare: non è sorto ex novo come struttura alberghiera sorrentina, né rappresenta l’ adattamento ottocentesco di una villa preesistente. La sua origine è legata all’ ordine dei Gesuiti, pochi anni dopo il primo arrivo a Napoli; non era proprio un convento, ma quasi.
La fame dell’ ordine di S. Ignazio era giunta, ovviamente, anche a Sorrento ed i nobili dei due seggi chiedevano la loro venuta offrendo, persino, la Chiesa ed il Convento del Protettore della Città, S. Antonino. Furono, però, la determinazione e l’ iniziativa di Gianvincenzo De Angelis (zio del gesuita missionario Francesco Antonio De Angelis) a spingere il rettore del convento del Gesù Vecchio di Napoli, P. Cristoforo Mendoza, ad istituire a Sorrento la tanto desiderata “casa di riposo in un luogo climatico per la convalescenza degli infermi”.
Passarono molti anni prima che il tutto potesse giungere alla tanto auspicata realizzazione ed il 2 maggio 1637 la “residenza sorrentina” dei Padri Gesuiti fu inaugurata con il nome di “Cocumella”.
Il primo ospite illustre del “convalescenziario” gesuita fu Nicola Partenio Giannattasio, umanista di cultura enciclopedica, autore dei famosi “Aestates Surrentinae” (1696) ed “Autumni Surrentini” (1698, nei quali si trovano molte notizie di vita e di storia locali.
Nel 1767, per l’ espulsione dei Gesuiti dal Regno di Napoli, l’ intero complesso immobiliare passò allo stato che, nel 1770, vi istituì la prima scuola nautica sorrentina, per istruire gli orfani dei marinai, soppressa, sette anni dopo, per mancanza di fondi.
Nel 1789, avendo il Re rifiutato di farne acquissto, per 10.800 ducati, se ne rese acquirente Pietro Antonio Gargiulo, i cui eredi, con l’ aggiunta di un secondo piano, iniziarono l’ attività alberghiera sorrentina, trasformando il “convento” in “residenza” con sistemazione delle stanze ai piani superiori (ampie e comode) e saloni d’ impostazione nobiliare.
Del complesso fa parte una Cappella (ritenuta fra le più belle della Penisola Sorrentina), a croce greca, con cupola centrale e tre altari, edificata dal Giannattasio – nel 1708 – con i proventi delle sue pubblicazioni.
Fra gli ospiti illustri del Grand Hotel Cocumella di Sant’ Agnello (oltre l’ abate Ferdinando Galiani, fratello del direttore della “scuola”, nel 1775), sono registrate le presenze di numerosi generali francesi del periodo napoleonico (1798-1815) e di Gioacchino Murat, del duca di Wellington Sir Arthur Wellesley, del famoso poeta e scrittore danese, Christian Andersen, di Roberto Peel, di Goethe (con il falso nome di Filippo Moller G.) con il Tiscbein, di Boyard Taylor e di Emile Olivier (ministro di Napoleone III).
Durante l’ occupazione alleata (1943-45) il Grand Hotel Cocumella divenne sede del Comando Inglese ed, alla riapertura dell’ albergo, si registrarono numerosi ospiti illustri, fra cui Alberto Moravia.
La vera ripresa del Grand Hotel Cocumella di Sorrento si ebbe, nel 1978, quando gli eredi di Pietro Antonio Gargiulo, trasferirono il complesso alberghiero sorrentino e se ne rese acquirente l’ architetto Giovanni Del Papa, che, con l’ aiuto dei familiari l’ ha avviato in un’ organizzazione moderna di servizi alberghieri, con trasformazioni interne che, senza mutarne l’ impostazione antica, l’ hanno reso più fruibile e funzionale.
Il vecchio chiostro con il pozzo in tufo grigio al centro è divenuto sala convegni e di feste; nei vani laterali a levante sono stati armonizzati i salottini con arredamento ottocentesco come un salotto continuo; la cisterna al piano interrato è divenuta sala per convegni e conferenze; nel giardino sul mare è stata organizzata una “beauty farm” con strutture d’ avanguardia che consente di realizzare il nuovo slogan dell’ Hotel Cocumella di “imparare a piacersi”.
Il complesso alberghiero ha conquistato la quinta “stella” e si è arricchito di un costante programma di manifestazioni ed iniziative culturali, fra le quali si distinguono periodici concerti musicali, utilizzando la Cappella laterale e qualificandosi in una “cultura dell’ ospitalità” che coniuga sempre l’ intento di una “ospitalità con la cultura”.

© Testo tratto, per gentile concessione dell’ autore, da “Locali Storici della Penisola Sorrentina” di Antonino Cuomo, pubblicato a Castellammare di Stabia da Nicola Longobardi editore nel 2011.
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