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Sil’vestr Feodosievič Ščedrin e Sorrento

Il nome di Sil’vestr Feodosievič Ščedrin (in russo: Сильвестр Феодосиевич Щедрин) è indissolubilmente legato a quello di Sorrento e viceversa.
Questo celebre pittore, infatti, è stato artefice di una cospicua quantità di capolavori che ritraggono Sorrento e la città del Tasso, a sua volta, gli ha offerto soggiorni talmente felici e sereni da indurre l’ artista a tornare più volte in quella Terra delle Sirene che continuò a rivelarsi, per lui, inesauribile fonte di ispirazione.
Purtroppo prematuramente, proprio a Sorrento cessò di vivere e qui, pur essendo cristiano ortodosso e non cattolico, fu sepolto con grandissimi onori e con eguale solennità.
Lo zar, infatti, venuto a sapere della sua scomparsa inviò lo scultore Samuel Gal’ berg, affinché provvedesse all’ allestimento del monumento funebre che gli fu eretto nella chiesa adiacente all’ ormai scomparso Convento di San Vincenzo (che comprendeva tutta la zona che si estende da Villa Tritone alla Villa Pompeiana) con una apposita scultura.
Quando il convento – a seguito della conquista del Regno delle due Sicilie da parte dei Savoia – fu acquisito al demanio, per poi essere messo in vendita, prevedendosi la sua demolizione, le spoglie dell’ artista russo e la bella statua che adornavano il suo sepolcro, furono trasferiti nel cimitero monumentale cittadino e lì si trovano, ancora oggi, sul lato destro del primo ripiano.
In questo modo, quindi, lo stesso Ščedrin si è trasformato in cittadino sorrentino di adozione per sempre.
Secondo i giudizi unanimi dei critici più accreditati a livello mondiale, questo artista amò profondamente questa terra perché è evidente che egli preferì il paesaggio sorrentino, caprese ed amalfitano in quanto fu un pittore amante della luce e la luminosità di queste zone lo entusiasmavano.

Tomba di Scedrin nel cimitero di Sorrento prima di recenti lavori di restauro

Destinato a divenire il più grande dei paesaggisti russi dell’ Ottocento, il pittore nacque a San Pietroburgo il 13 febbraio del 1791 ed andò incontro alla carriera che lo ha reso celebre del mondo fin dall’ età di soli 9 anni.
In effetti il suo fu un destino quasi segnato perché figlio di quel Feodosij Scedrin che fu noto scultore e rettore dell’ Accademia russa di Belle Arti e nipote di Simeone, un valente paesaggista del XVIII secolo.
Nel 1800, infatti, iniziò a frequentare l’ Accademia delle Belle Arti di San Pietroburgo, dove una decina di anni dopo (per la precisione nel 1811), all’ età di appena venti anni, fu insignito della “grande medaglia d’ oro”.
Appena un anno dopo, nel 1812 ricevette l’ attestato di primo livello e si meritò una bora di studi che gli avrebbe permesso di soggiornare e dipingere in Italia, a spese dello stato, per almeno tre anni.
Tuttavia le imprese napoleoniche che videro interessata la stessa Russia, lo costrinsero a rinviare la sua partenza ed a valutare positivamente l’ opportunità di rimanere presso l’ Accademia “per perfezionarsi”.

Finalmente nel 1818 giunse a Roma, fatto salvo, poi, il desiderio di spostarsi a Napoli (tra il 1819 e il 1820) dove sicuramente subì l’ influenza della scuola di Posillipo, ma, al tempo stesso, dove si rivelò capace di influenzare, a sua vota, quella stessa scuola.
Già in occasione di questo primo soggiorno, Scedrin ebbe modo di conoscere e frequentare artisti del calibro di van Pitloo, Gigante, Palizzi o i loro allievi o “eredi”.

Tomba di Scedrin nel cimitero monumentale di Sorrento dopo i lavori di restauro

Sempre alla ricerca di luoghi capaci di ispirare il suo estro creativo, Scedrin, tra i 1821 ed il 1825, decise di ristabilirsi nella capitale che si rivelò preziosa base di partenza per dirigersi anche in deliziose località quali Tivoli, Subiaco e Albano.
Fu proprio nel territorio capitolino che l’ artista ebbe modo di stringere rapporti di amicizia con Aleksandr Pavlovic Brjullov, anch’ esso di origini russe e destinato ad affermarsi in campo artistico.
La frequentazione tra i due pittori fu sicuramente intensa, proficua e significativa. Tanto è vero che proprio Brjullov, nel 1824, dipinse un ritratto del suo collega Scedrin.

Le opere che ci restano di quel periodo sono numerose, incantevoli e superbe e ciò vale tanto per Scedrin quanto per Brjullov.

Ritratto di Scedrin dipinto daK. P. Brjullov

Tuttavia il pittore “sanpietroburghese”, pur essendosi ormai affermato anche in Italia e pur ricevendo la commissione di sempre nuovi lavori, decise di ritornare a Napoli, nel 1825.
Ormai definitivamente ipnotizzato dalle bellezze del capoluogo campano e del circondario partenopeo, Scedrin ebbe modo fino al momento della sua scomparsa di realizzare una significativa mole ed una quantità di splendide opere “girovagando” tra Sorrento, Amalfi, Vico Equense, Capri, Pozzuoli e Ischia.
Nell’ ultimo scorci della sua vita, in ogni caso, fu proprio la città del Tasso la località di cui si innamorò di più.
A testimoniarlo non è tanto il fatto che fu lì che terminò i suoi giorni, quanto la quantità di tele che volle produrre sempre ispirandosi alla Terra delle Sirene ed in particolare ad alcune sue angolature e ad alcuni suoi panorami.
Come si può rilevare dalla galleria fotografica che correda questa pagina del nostro sito, infatti, ci sono alcuni quadri prodotti dall’ artista che ritraggono stesse vedute e stessi scenari che differsicono poco tra loro, magari perché dipinti in diverse giornate od in diversi orari.
In assenza di prova contraria non possiamo affermare con certezza che Scedrin sarebbe rimasto per sempre a Sorrento.

Autoritratto di Scedrin

Tuttavia il fatto che i suoi soggiorni, intervallati da “escursioni” a Venezia e nel nord Italia (oltre che in Svizzera), terminassero sempre puntualmente con il suo ritorno al “campo base sorrentino” ci induce a pensare che proprio la nostra penisola fosse riuscita ad ipnotizzarlo in maniera definitiva e che seppure avesse avuto la fortuna di vivere di più, sarebbe stato lo stesso qui il luogo dove avrebbe desiderato terminare i suoi giorni.
Oggi le sue opere sono custodite in Russia, presso la Galleria Statale Tret’ jakov di Mosca ed il Museo Statale di San Pietroburgo, oltre che a Sorrento, presso il Museo dell’ Arte di Helsinki, il Museo del Louvre a Parigi ed a New York.
In Russia, in ogni caso, continuano giustamente a venerarlo come uno delle più grandi espressioni di quella terra.
Ma non è solo in Russia che si ricorda l’ ispirato artista.
Come detto in premessa, infatti, il nome di Scedrin e quello di Sorrento restano indissolubilmente legati tra loro.
Proprio nel capoluogo della Penisola Sorrentina, agli inizi del XXI secolo, grazie alla Fondazione Sorrento, presieduta da Gianluigi Aponte è stata allestita una mostra (che ha visto impegnati il Comune di Sorrento, il Museo Statale Russo di San Pietroburgo ed altre istituzioni), intitolata “Luce d’ Italia – Sil’ vestr Ščedrin ed i suoi contemporanei dalla collezione del Museo Russo” che fu accompagnata dalla produzione di uno splendido catalogo
Il tutto ha incontrato un grandissimo successo oltre che i favorevoli giudizi della critica internazionale.
In questo modo l’ idillio tra Scedin e Sorrento (e viceversa) ha continuato ad essere sempre attuale.
Per ammirare una parte dei quadri che Scedrin ha dedicato a Sorrento visualizza la seguente galleria.

Fabrizio Guastafierro
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