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Chi è Vincenzo Iurillo

Vincenzo Iurillo nasce a Castellammare di Stabia il 28 ottobre 1970, sceglie questo giorno per fare contento un nonno fascista, che purtroppo muore troppo presto e per fortuna non lo vedrà crescere antifascista. Le origini stabiesi gli verranno rinfacciate quando da bambino viene a vivere a Sant’Agnello, paese in cui fatti e vicende che riguardano ciò che accade oltre la Siesta o il ponte della Circum vengono affrontati come questioni di politica estera. Non si scoraggia e tra studi incerti e irregolari con insegnanti e professori che hanno fatto di tutto per disamorarlo allo studio, si diploma nel 1988 al liceo scientifico ‘Gaetano Salvemini’ di Sorrento con la votazione di 44/60, la stessa con cui supererà nel 2002 l’esame di giornalista professionista a Roma.
Coincidenze. In questi 14 anni accadono tante cose: studi universitari interrotti malamente – magari fosse esistita già allora una facoltà di giornalismo – centinaia di libri divorati e l’avvio di alcune collaborazioni presso le testate locali: Il Golfo e Metropolis. Nel 1997 diventa giornalista pubblicista e festeggia con una pizza con gli amici. Una ragazza gli dice: “Io diventerò psicologa e tu invece? Non sarai mai un giornalista verso, perché non smetti e inizi a fare il cameriere”? Lei diventerà commessa di un banco lotto. La vita è strana. Sono gli anni in cui Iurillo acquista e studia maniacalmente ogni numero del settimanale ‘L’Espresso’, all’epoca diretto da Claudio Rinaldi, vice direttore Antonio Padellaro, che naviga nel panorama editoriale del periodo con la barra dritta verso un sacrosanto antiberlusconismo. Ci scrivono alcune giovani promesse del giornalismo: Peter Gomez, Marco Lillo, Marco Travaglio. Iurillo ritaglia e conserva i loro articoli e sogna un giorno di lavorare con loro. Era un sogno assurdo, vero? Intanto Metropolis diventa settimanale e inizia a distribuire qualche lira ai giornalisti che ci lavorano, così il giovane Iurillo inizia a farsi le ossa seguendo la cronaca politico-amministrativa della costiera sorrentina. Ovvero, il nulla. Ma scrive benino, e qualcuno glielo riconosce. Segue anche la cronaca giudiziaria degli indagati sorrentini, e così da autodidatta comincia a studiare il codice penale e di procedura penale. Nulla accade mai per caso.
All’alba del nuovo millennio, stanco di lavorare senza stipendio a Metropolis, Iurillo va a lavorare nello staff del presidente della Provincia di Napoli Amato Lamberti, ex presidente dell’Osservatorio della camorra. Lamberti è una persona troppo per bene per restare in politica e infatti nel 2004 viene trombato alle Europee, così Iurillo resta a spasso e si arrangia con lavoretti vari, compreso un incarico di agente pubblicitario di Pagine Gialle. Nel 2005 torna a lavorare a Metropolis, con il compito di seguire la politica del consiglio regionale della Campania. La sua sliding doors risale all’estate 2005: il consiglio regionale vara 18 commissioni, uno spreco da paura, e Iurillo cerca un intellettuale del giornalismo per un’intervista che affronti il caso. Cerca per giorni Gianpaolo Pansa, ma non riesce nemmeno a parlarci, la segreteria negherà persino un contatto. Michele Giordano, un collega che oggi lavora al Tg Rai della Basilicata, gli suggerisce di cercare Travaglio, nel frattempo diventato un punto di riferimento dei girotondini. Incredibilmente, Travaglio accetta e lascia un numero di cellulare. Ancora più incredibilmente, Iurillo pubblica un’intervista molto bella. Negli anni successivi il nostro inviterà Travaglio a presentare i suoi libri in costiera sorrentina. Lui viene con piacere e riempie le piazze. Purtroppo anche stavolta Iurillo resta impigliato in una crisi economica della società editoriale di ‘Metropolis’ e dopo un po’ non percepisce stipendio. E siccome non si nutre d’aria (da due anni gli è nata una bellissima bambina) è costretto a dimettersi nel 2008 per poter incamerare un sussidio di disoccupazione.
Nel 2009 scrive con Bruno De Stefano ‘La Casta della Monnezza’, un libro che in stile Gomez-Lillo-Travaglio racconta le malefatte dei politici campani indagati. In primavera lavora all’ufficio stampa elettorale di Rosaria Capacchione, la cronista anticamorra de ‘Il Mattino’ costretta a vivere sotto scorta per le minacce del clan dei Casalesi che si candida alle Europee nelle fila del Pd. Lavora gratis, lo ritiene un dovere civile verso una collega che rischia la vita. Il Pd invece non ritiene un dovere civile sostenerne adeguatamente la candidatura e così la Capacchione, come Lamberti, viene trombata (verrà recuperata qualche anno dopo diventando parlamentare grazie al listino bloccato). Iurillo inizia a temere di portare sfiga ma per fortuna verrà smentito. Viene infatti imbarcato come mozzo da Travaglio nel varo della barca de ‘Il Fatto Quotidiano’, che approda in edicola il 23 settembre 2009. Molti colleghi napoletani lo prendono per pazzo, pronosticano una chiusura del giornale entro sei mesi. Invece nel 2016 Padellaro rivelerà in un libro che il Fatto ha distribuito utili per 17 milioni di euro. Iurillo capisce presto che per fare carriera deve smettere di ragionare con la mentalità chiusa del provinciale e deve mettersi alla ricerca di notizie di spessore nazionale. Nel 2010 pubblica in esclusiva la notizia del rinvio a giudizio per falso progettuale e abuso edilizio di Luca Cordero di Montezemolo in relazione ai lavori di ampliamento di Villa Caprile ad Anacapri. La stampa napoletana non la rilancia perché evidentemente la ritiene una cosa da poco. Infatti Montezemolo due anni dopo verrà condannato in primo grado a un anno. Nel gennaio 2014 Iurillo prende la sua Peugeot scassata e si avvia a Benevento per raccontare in esclusiva lo scandalo del ministro Nunzia De Girolamo registrata di nascosto mentre fa pressioni sui vertici dell’Asl locale per ottenerne consenso politico e piaceri per i familiari. E’ una bufera clamorosa, per la quale Iurillo – che lavora in tandem con Lillo – viene ripreso da tutte le testate. La campagna si conclude con le dimissioni di De Girolamo. (Per vedere una delle Prime pagine firmate da Iurillo sull’ argomento, clicca qui)
Nel luglio 2015 nuovo scoop: sempre in tandem con Lillo, scova, nascoste tra le carte di una inchiesta della Dda di Napoli sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi nella metanizzazione dell’agro aversano, una informativa dei carabinieri del Noe con l’intercettazione del premier Matteo Renzi al telefono con il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi.  (Per vedere una delle Prime pagine firmate da Iurillo sull’ argomento, clicca qui
E’ un documento clamoroso, perché la conversazione risale al gennaio 2014 e rivela il piano segreto di Renzi per sostituire Letta al governo, nei giorni in cui in pubblico dichiarava il contrario. E siccome come diceva il caporedattore di Siani nel film ‘Fortapasc’ “e notizie so rotture ‘e cazzo”, la Dia tra agosto e settembre perquisirà due volte il computer di Iurillo alla ricerca dei file e delle fonti della notizia nell’ ambito di una indagine su una presunta violazione del segreto d’ufficio, che verrà archiviata quando la Procura di Napoli si rende conto che quelle carte erano state pubblicate legittimamente: erano state depositate ed erano conoscibili dalle parti. Il Csm comunque apre una pratica per ricostruire come quelle carte siano finite sul Fatto, e Renzi le cita insieme al caso Consip nel suo libro ‘Avanti’ come la prova di un presunto complotto tra il Noe, il pm Woodcock e il Fatto Quotidiano. Nel gennaio 2016 il tandem Iurillo-Lillo pubblica in anteprima alcune notizie sul caso Quarto e le presunte minacce al sindaco M5s Rosa Capuozzo, altra vicenda che occupa le prime pagine di tutti i giornali. Infine Iurillo viene aggregato alla squadra di giornalisti che lavora al caso Consip – dove pure firma qualche notizia in esclusiva – e nel novembre 2017 pubblica in anteprima le terribili motivazioni della Corte d’Appello di Napoli per la sentenza di prescrizione di Silvio Berlusconi nel processo ‘compravendita dei senatori’: Berlusconi fu un “corruttore consapevole di esserlo” scrivono i giudici in un brano delle motivazioni pubblicato sul Fatto. Intanto Iurillo, assunto soltanto da poco a tempo indeterminato dopo otto anni di contratti a termine, ancora si chiede se non era meglio fare il cameriere.

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