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Sorrento e i misteri di Carlo Amalfi

Gli altri misteri
La leggenda secondo la quale il celebre pittore sorrentino, Carlo Amalfi avrebbe ricevuto l’ assoluzione da un uomo che riteneva essere morto, è destinata a rimanere tale. Ma il pittore nato a Sorrento ed a lungo vissuto proprio negli ambienti ecclesiastici di Sorrento, ha portato non ha portato con sé nella tomba solo questa verità.
Molti, infatti, sembrano essere i misteri che riguardano la sua esistenza, la sua carriera e le sue opere.
La sua assidua frequentazione con il Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero, il fatto che proprio questo singolarissimo personaggio lo abbia coinvolto nella sperimentazione dei colori “eleoidrici”, che gli abbia permesso di ritrarlo e di ritrarre l’immagine delle persone a lui più care, sono sicuramente elementi sintomatici di un rapporto di stima, di confidenza e quasi di intimità esistente tra il pittore di Sorrento ed il nobile napoletano. Non è peregrino immaginare che Carlo Amalfi possa, in una qualche misura, essere stato messo a conoscenza degli studi esoterici e degli esperimenti del Principe. Così come potrebbe aver conosciuto i suoi interessi massonici, le presenze templari del suo albero genealogico.
Ed ancora lo stesso Carlo Amalfi, potrebbe avere svolto un importante ruolo diplomatico o, comunque, di cerniera tra lo stesso Raimondo di Sangro e gli ambienti ecclesiastici che, almeno ufficialmente, non vedevano di buon occhio né il suo ruolo di Gran Maestro della Massoneria napoletana, né i suoi studi. Ciò grazie ai buoni rapporti con il Cardinale Antonino Sersale (anche lui nativo di Sorrento) che, proprio in quegli anni, ebbe modo di vivere ed interessarsi a Napoli e del quale proprio Carlo Amalfi ha dipinto un ritratto oggi conservato a Sorrento nella Chiesa dei Servi di Maria.
Quanti e quali sono i segreti ed i misteri che Carlo Amalfi condivise con Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero?
Forse più di quanti se ne possano immaginare.
Forse sono quelli più intriganti ed inconfessabili.
Forse sono quelli che più possono affascinare non solo gli amanti di esoterismo, di scienze più o meno occulte, ma anche gli studiosi di massoneria, e, perfino di quelli che, proprio a quella della massoneria riconducono alla di storia dei Templari.
Forse niente di tutto questo.
Fatto è che tanto a Carlo Amalfi, quanto al principe di Sansevero piaceva sperimentare.
Per quanto riguarda il pittore l’ unico esperimento che conosciamo è quello relativo all’ utilizzo dei colori “eleoidrici”. Molto più ampio, invece, è lo spettro di esperimenti che videro interessato Raimondo di Sangro tanto dal punto di vista scientifico (a partire dalla cosiddetta macchina anatomica), quanto dal punto di vista artistico e, comunque, sui fronti più disparati.
E un altro fatto incontrovertibile è rappresentato dalla stima che il Principe di Sansevero nutriva proprio per il sorrentino Carlo Amalfi cui Raimondo di Sangro affidò l’ incarico di dipingere il suo ritratto (oggi conservato nella Cappella Sansevero a Napoli).
Quale, dunque, era il rapporto tra i due personaggi? E fino a che punto essi si trasmisero le loro conoscenze e si scambiarono notizie sui loro esperimenti?
La verità, almeno per il momento, è scomparsa nelle tombe di due personaggi – Carlo Amalfi e Raimondo di Sansevero – che, in ogni caso, non possono fare a meno che continuare ad alimentare curiosità e dilemmi.
Fabrizio Guastafierro