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I Francescani nella Chiesa di Santa Maria a Chieia (3.1)

III.l Le origini
La notizia più antica, che abbiamo sulla chiesa sorta nel luogo chiamato Chieia (7), nella zona di Massaquano, in Vico Equense, risale all’inizio del penultimo decennio del secolo XV, e ci è fornita dal brevissimo sunto (8), che ci è rimasto di un istrumento del 12 settembre 1482, redatto dal notaio Leone Buonocore, col quale un altro notaio del tempo, Cusillus de Guidone, insieme al figlio Aniello, rettore e cappellano della detta chiesa, si dichiarava debitore della medesima per la somma di quattro ducati di carlini di argento. Ma quanto tempo prima di allora era stata edificata quella chiesa, non sappiamo: manca infatti qualsiasi elemento per poter affermare qualcosa di certo in proposito. Neppure al riguardo ci dice alcunché degno di essere preso in considerazione la leggenda, variamente raccontata (9), che pone all’ origine di questa chiesa il ritrovamento della statua della vergine, in essa venerata, la quale, a suo dire, sarebbe di provenienza orientale e di stile bizantino e che nascosta, al tempo della persecuzione iconoclasta, che nei nostri paesi non ci fu mai, in un anfratto della rupe(10) (cappella della grotta), che sovrasta l’ attuale cimitero di San Francesco, sarebbe stata rinvenuta al principio del presente millennio dagli abitanti dei dintorni, e collocata dai medesimi in una cappellina innalzata nello stesso luogo ed in seguito sarebbe stata costruita una chiesetta più ampia che risponderebbe al presbiterio dell’ attuale chiesa di S. Maria a Chieia, inserita nelle fabbriche dell’ omonimo convento. All’ oscuro siamo pure sul perché la confraternita pose la sua sede in questa chiesa campestre, che per giunta era, e lo è anche adesso, più chilometri distante dai centri abitati più vicini, che erano, e sono, Vico e Massaquano. Si possono avanzare delle ipotesi, di cui la più, che si potrebbe avvicinare alla verità, ci sembra essere quella che ritiene che la confraternita ebbe un’ origine, per così dire, campagnola: fu formata, cioè, da gente, che per ragione di lavoro viveva di continuo nelle vicinanze di questa chiesa costruita nei campi, ossia da contadini e paragrafo. Passata pertanto quella chiesa ai Francescani, essi, com’era già stato precisato nell’ istrumento di cessione, pensarono di rinnovarla, nel senso di farla ex-novo. Con un istrumento del 7 luglio 1743, del notaio Gioacchino Talamo, si apprende che gli iscritti della confraternita avevano cessato di frequentarla per le loro funzioni e per le loro adunanze, motivando quella loro decisione con la lontananza da essa, precisando di fare funzioni da quello stesso giorno a Massaquano, nella loro chiesa parrocchiale. Si riservavano tutte le ragioni, azioni, diritti e prerogative, che competevano alla loro congregazione, di poter officiare nella chiesa del detto convento sempre e quando ad essi fratelli sarebbe sembrato opportuno, e farvi anche le altre funzioni solite, come si era praticato fin allora da pastori, i soli, che potevano trovare lavoro nella zona, benché gli uni e gli altri avessero come luogo di residenza, per così dire ufficiale, Massaquano e la sua piana. E che effettivamente quel luogo ed i suoi dintorni non dovevano essere, anche in quei lontani tempi, privi di abitatori, lo si argomenta dalla presenza colà di una chiesa con il relativo cappellano per officiarla (11). Si conosce solo quel poco, che si può ricavare dalla santa Visita di Monsignor Sicardi 1541 e dall’ istrumento del 22 agosto 1575, del notaio Alfonso Fontana di Napoli, con la quale i dirigenti della confraternita la donarono, insieme ai beni, ai Francescani, come si vedrà più avanti nel prossimo capitolo.
Note:
(7) vedi nota 5.
(8) Cfr. per questo sunto la raccolta degli estratti notarili fatta da F. Migliaccio ed anche quella di B. Ferraro.
(9) Cfr. per questa leggenda i due fogli stampati nei primi decenni di questo secolo, che hanno, ciascuno, come titolo “Cenno storico di S. Maria a Chieia e dell’omonimo santuario, sebbene in essi di storico non c’ è proprio niente, conservati nell’ archivio della confraternita.
(10) Dall’ esistenza di una cappella di tal nome in quella chiesa, e dalla reale esistenza di una grotta – ancora presente con delle tracce di intonaco – nella parte della rupe, che è vicino alle fabbriche orientali del convento, si può concludere che in quell’ angolo si doveva trovare la vecchia chiesa di S. Maria a Chieia, scomparsa dopo la costruzione di quella che ora vi è.
(11) Nel periodo delle origini, e per diversi secoli, anche dopo, questa confraternita non ebbe la sua sede a Massaquano, sebbene nel casale d’ Avignano, non però nel suo centro, ma nella sua lontana periferia, per cui l’ unico vantaggio, che quella sede, posta in quel sito, poteva offrire, era la vicinanza alla strada, che da Sorrento per Alberi e per la Sperlonga portava a Castellammare, per la quale necessariamente passava tutto il traffico terrestre della nostra penisola.
© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’ Insediamento dei Francescani e la loro presenza nella Penisola Sorrentina”, discussa dalla Dott.ssa Serafina Fiorentino, nell’ anno accademico 1992/1993 presso la Facoltà di Teologia dell’ Ateneo Romano della Santa Croce (Istituto superiore di Scienze religiose dell’ Apollinare). Relatore Prof. A. Soldatini.