... ALL OTHER SCRIPTS MUST BE PLACED BELOW Casate nobili di Sorrento e della Penisola Sorrentina | Il meglio di Sorrento

Casate nobili a Sorrento nel Quattrocento

Grazie alla recente  pubblicazione di “Sorrento al tempo di Renato d’ Angiò”, di Sandra Bernato(1), la Città del Tasso si vede restituire una parte importante – sia pure minima – della propria storia.
La pubblicazione che, allo stato, giunge a conclusione di una preziosa “trilogia” incentrata sui documenti curati dal notaio Giovanni Raparo, a Sorrento tra il 1435 ed il 1439(2).
Pur se limitato alla produzione di atti di un solo notaio e riferiti ad un solo lustro, il prezioso e delicato lavoro paleografico dell’ autrice, contiene diversi interessanti spunti, soprattutto in merito alla individuazione delle famiglie nobili che vivevano a Sorrento agli inizi del XV secolo(3).
Grazie a quello che, in ogni caso, altrove definiamo come un lampo nel buoi che accompagna la Storia di Sorrento nel Medio Evo, infatti, non solo è possibile formulare un censimento della nobiltà locale nel primo scorcio del Quattrocento, ma anche individuare – sia pure in parte – gli interessi dell’ aristocrazia di Sorrento, la condizione dei patrizi locali (tanto dal punto di vista patrimoniale, quanto da un punto di vista economico-finanziario), l’ identità di larga parte di essi e tante altre sfumature più o meno rilevanti per poter accertare alcuni affanni, aspetti di tipo religioso-devozionale ed altro ancora.
La documentazione recuperata, posta alla base dello studio, è venuta alla luce in maniera davvero incredibile, se non addirittura fortuita e rocambolesca, sebbene non possa essere trascurato l’ impegno e la tenacia dell’ autrice, precedentemente impegnata nella elaborazione di un saggio Coluccio d’ Afflitto, commerciante di Scala e tra i più attivi operatori regnicoli di metà Quattrocento che, peraltro, ebbe modo di vivere proprio a Sorrento.
Al riguardo Guido d’ Agostino, infatti,  ha avuto modo di sottolinearne alcune particolarità e, in particolare, ha evidenziato che si tratta del “solo protocollo superstite dei notai sorrentini del tempo e di essere, per di più, conservato nell’ Archivio di Stato di Caserta, nei fondi dei notai aversani; smembrato in due parti; ciascuna delle quali mischiata tra gli atti di due diversi notai, relativi ad anni alquanto più tardi”.
E’ noto, infatti, che presso l’ Archivio di Stato di Napoli sono custoditi gli archivi dei notai sorrentini (o, meglio, dei notai che hanno operato a Sorrento) solo a partire dal periodo cinquecentesco ed in particolare dal 1540, ovvero ad un periodo immediatamente antecedente alla sacco di Sorrento del 1558(4).
Il fatto che si tratti di documenti per così dire “isolati” – perché privi di analoghi carteggi di epoca immediatamente precedente o successiva –, purtroppo, non consente di poter disporre di un panorama di riferimento pienamente esauriente.
Non è possibile, ad esempio, stabilire l’ appartenenza dei casati individuati al Sedil Dominova o al Sedile di Porta, né affermare se le famiglie considerate nobili frequentassero effettivamente uno dei due Seggi riservati ai nobili di Sorrento.
Ciò non toglie, però che non solo si può, finalmente, disporre di un’ anagrafe della aristocrazia sorrentina nel Quattrocento, ma si possono individuare importanti fonti per accreditare (o smentire) le tesi formulate da svariati autori sull’ argomento ed in particolare da Domenico Antonio Parrino, Cesare Molegnano e Bartolommeo Capasso(5).
Su quest’ ultimo aspetto abbiamo ritenuto di articolare un apposito approfondimento parlando, in altra parte del sito, de “Il patriziato sorrentino prima del 500”.
Di più.
Grazie al ritrovamento di documenti di fondamentale importanza, si ha anche la possibilità di accreditare – ricorrendo a fonti documentali – alcune tesi sostenute a proposito dell’ esistenza di un quasi imprecisato numero di famiglie aristocratiche di origini sorrentine che se non si sono estinte del tutto, sono scomparse dal territorio continuando, però, in seguito, a prosperare altrove(6).
Per tutti valga l’ esempio dei Protonobilissimo(7).
Fino ad oggi, infatti, (fatta eccezione per l’ approfondimento cui si è già fatto riferimento), mai – nelle pagine dei libri di storia dedicati alla Penisola Sorrentina – si era avuto modo nemmeno di sospettare l’ esistenza dei Protonobilissimo di Sorrento.
Al di là di questi aspetti, in ogni caso, la Bernato non esita a fornire una fotografia nitida dei patrizi presenti a Sorrento nel Quattrocento fornendo elencazioni che comprendono le seguenti casate: Acciapaccia, Amone, Anfora, Arciafello, Balnea, Boccia, Brancia, Capece, Casamarta, Correale, Cortese, Della Porta, Diometedede, Domini Alexandri, Domini Consulis, Domini Ligorii, Domine Lavinie, Domini Martini, Domini Oliverii, Domine Purpure, Domine Teodore, Dominisari, Donnorso, Eusebio, Falangola, Fiore, Genestra, Guardati, Mastrogiudice, Molignano, Nobilione, Orefice, Pellegrino, Protonobilissimo, Romano, Santacroce, Scurfone, Spasiano, Vulcano(8).
A ben vedere, infine, – sebbene il discorso non possa ritenersi esaurito in questa sede – la Bernato, quasi involontariamente rilancia proprio il discorso portato avanti da Riccardo  Filangieri di Candida a proposito del mondo nobiliare di Massa Lubrense(9) a proposito della opportunità di individuare i casati che hanno svolto un ruolo più o meno significativo nella storia e nella vita della città.
Tra i nobili vissuti a Sorrento, infatti, compaiono, ad esempio, anche gli appartenenti alla famiglia Balnea, alla famiglia Diometedede, o alla famiglia Genestra la cui presenza, viceversa, era del tutto insospettata.
Il fronte della ricerca, insomma, malgrado le difficoltà che pure si incontrano nel reperire documenti, si amplia.
Fabrizio Guastafierro

Ritratto di Renato D' Angiò

NOTE:
(1) Sandra Bernato, Sorrento al tempo di Renato d’ Angiò, edito a Salerno da Lavegliacarlone, nel 2008. La pubblicazione rientra nella Nuova serie dei Cartulari Notarili campani del XV secolo.
(2) Il libro già citato nella nota 1, è stato preceduto dalle seguenti pubblicazioni:
Sorrento Giovanni Raparo 1435 – 1439, parte prima a cura di Sandra Bernato (con presentazione di Guido D’ Agostino) pubblicato a Napoli da Edizioni Athena, nel 2006 nell’ ambito della collana intitolata Cartulari Notarili campani del XV secolo diretta da Alfonso Leone;
Sorrento Giovanni Raparo (3 gennaio – 31 dicembre 1436), a cura di Sandra Bernato edito a Salerno da Laveglia Editore, nel 2007. La pubblicazione rientra nella Nuova serie dei Cartulari Notarili campani del XV secolo.
(3) Per una più completa recensione e per le considerazioni relative ad ulteriori pregi o ad aspetti non ritenuti soddisfacenti, ad esempio, sotto il profilo esegetico e topografico si fa rinvio ad altro approfondimento.
(4) Anche per questo argomento si fa rinvio ad altro approfondimento.
(5) Domenico Antonio Parrino, “Napoli città nobilissima, antica e fedelissima, esposta agli occhi et alla mente de’ curiosi” pubblicato a Napoli nel 1700.
Cesare Molegnano, “Descrittione dell’origine sito e famiglie antiche della città di Sorrento”, Chieti 1607. Ristampato a cura di Benito Iezzi da Il Sorriso di Erasmo, Massa Lubrense 1977.
Bartolommeo Capasso, “Il Tasso e la sua famiglia a Sorrento”, stampato a Napoli dalla Stamperia di Matteo Vara nel 1866 e ristampato a Napoli da Edizioni Scientifiche Italiane nel 1997
(6) Fabrizio Guastafierro, Lo stemma della Città di Sorrento – Origine e Significato – Certezze ed ipotesi – Note Araldiche e cavalleresche pubblicato a Sorrento dalla Tipolitografia Gutenberg’72 nel 2005.
In particolare, sull’ argomento, si vedano i capitoli intitolati I limiti della ricerca: troppe le famiglie nobili cancellate dalla storia locale (dalla pagina 122 alla pagina 124) e Una provocazione: i riferimenti contenuti nella storia della famiglia Filangieri (pagine 125 e 126). I testi di questa pubblicazione sono consultabili su questo sito.
(7) Pagine 122 e 123 dell’ opera già citata nella precedente nota (6).
(8) Dalla pagina 21 alla pagina 24 ed a pagina 38 dell’ opera già citata nella nota (1).
(9) Riccardo Filangieri di Candida, Storia di Massa Lubrense, pubblicato a Napoli nel 1910 e ristampato da Arte Tipografica di Napoli nel 1974 (dalla pagina 305 alla pagina 366).