La presentazione di Cecilia Coppola
Sorrento è una terra che ha sempre focalizzato l’interesse e l’apprezzamento di una variegata “ razza” di uomini, dallo storico, al letterato, al poeta, all’artista, al filosofo che hanno cercato di raccogliere il poliedrico raccolto del suo passato e del suo presente. Numerose le pubblicazioni storiche, le opere artistiche, letterarie, musicali, filosofiche, a questa terra dedicate, un’ abbondanza naturale e direi dovuta.
Oggi con il volume “Lo stemma della città di Sorrento certezze ed ipotesi: note araldiche cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro ci troviamo di fronte ad una ricerca storica particolarissima, innovativa, singolare che focalizza il suo fulcro di investigazione nello stemma civico definito dall’autore “motivo d’orgoglio di una città e la più alta sintesi della sua dignità e del suo prestigio”. Una ricerca non solo capillare, ma condotta con caparbia tenacia, con sagace attenzione, un atto d’amore che Fabrizio Guastafierro avverte come un omaggio raffinato ed elegante, quasi quello di un cavaliere alla sua dama nell’impeto di un torneo.
Sin dalle prime pagine l’autore ci introduce in quest’opera di ricostruzione che evidenzia una capacità insolita di progettare e di proiettarsi nel passato, con un’attitudine precisa e una tensione emotiva che rende più “combattiva” la ricerca della memoria, epicentro su cui si muovono gli ingranaggi della composizione.
Certo, composizione, non solo storica ma anche ricca di armonia per la scioltezza del linguaggio, la fruibilità del testo e la chiarezza degli eventi riportati, un insieme potente e valido che discopre alla base una fatica non semplice, alla quale l’autore si sottomette senza indugi perché ostinato a dimostrare le sue tesi, le sue idee, ossequio ad una terra conosciuta in ogni parte del mondo.
La ricerca storica di Guastafierro inizia i suoi passi nello studio dello stemma sorrentino, che egli osserva in ogni suo particolare, in ogni suo significato, in ogni suo colore, in ogni sua forma che diventano “espressivi”, quasi fossero capaci di trasfondere un codice segreto, la cui lettura dischiude una concretezza di dati insospettabili.
Seguire queste direttive per il lettore diventa piacevole ed interessante, in quanto si presenta il concetto di storicità come ricerca araldica che condensa il passato per costruire la materia del presente e proiettarla nel futuro. Tutto questo si basa su una percezione profonda e soprattutto costante di quello che l’autore tratta, armato di fedeltà verso le fonti alle quali attinge e dalle quali nasce il tessuto delle sue tesi.
Interessante la relazione sul numero dei fusi dello stemma in relazione a quello dei santi Patroni e alle mitrie da loro tenute che conducono all’aspetto devozionale, che si appoggia su una funzione difensiva, evidenziando alcuni privilegi goduti dalla Penisola Sorrentina, come quello di scegliere il proprio pastore. La cultura della fede si accosta a quella della storia in uno spazio di libertà di memoria che ha il compito di ricercare numerosi avvenimenti e fenomeni che conducono alla conquista della loro verità, e in questo cammino, dove fioriscono spiegazioni, Guastafierro ci indirizza alla costruzione di un iter che diventa misura del passato e dà senso compiuto al presente.
Lo stemma vive, si muove, si agita, si impenna, recalcitra, fino a quando si adagia nella sua sistemazione finale e ci sorprende nella considerazione di quante pagine l’autore ci ha fatto percorrere fra chiese, mappe, disegni incisioni, opere marmoree, tra segreti, scoperte e misteri, una fervida ricerca di significati da comprendere, di passaggi da verificare, di annotazioni da riosservare per uno snodo interpretativo da definire. Un collaudo che diventa anche intrigante e che pone un’identità capace di attirare fiducia e convincimento in una nuova chiave di lettura, come quella per le oscure vicende del vescovo Alferio.
Fabrizio si muove in questo labirinto di notizie con destrezza e scava nel sottofondo degli avvenimenti per portare alla luce il realismo delle sue tesi. Una ricerca gratificante che però non assurge mai a “magistra” inconfutabile, infatti egli in alcuni punti ci propone delle “ipotesi” ancora da verificare e da incidere con perizia per un risultato corretto e fortemente oggettivo. E in questa seconda parte troviamo un tessuto storico a larga trama per permettere al “vento” delle probabilità di circolare fino a quando la trama degli avvenimenti diventi compatta nelle sue definizioni.
E’ il bosco delle magie dove Fabrizio, si aggira in cerca di un albero solido e protettivo, alla cui ombra distendersi dopo un lavoro interpretativo non facile e disporre la sua ricerca ad un’ altra impresa, ardita, come quella che “l’ Arma di Sorrento, nella sua versione originaria, si è davvero conservata, per secoli, nei pressi della tomba di Gesù Cristo? L’interrogativo, afferma Guastafierro, è di quelli che non possono provocare qualche brivido a quanti sono disposti a considerare un’eventualità del genere”…e noi lettori che l’abbiamo seguito nella sua avventura di ricercatore tratteniamo il fiato e aspettiamo che il bosco delle magie permetta alla storia, alla fantasia e alla ipotesi di lacerare le ombre e di convergere in un unico punto luce tutto quanto serva ad accrescere la fama di una Sorrento, le cui radici ogni giorno respirano nell’azzurro del mare, nel verde delle colline, nell’oro dei suoi giardini e nella fierezza del suo popolo.
Cecilia Coppola
© Testo integralmente tratto da “Lo stemma della Città di Sorrento, origine e significato, certezze ed ipotesi, note araldiche e cavalleresche” di Fabrizio Guastafierro, pubblicato a Sorrento nel 2005 da Edizioni Gutenberg ’72 Sorrento