Carte da gioco di Sorrento
Le carte da gioco di Sorrento, note anche come carte da gioco delle Sirene: un simpatico souvenir per i turisti, una rarità per i collezionisti
Le curiosità e i pregi di un mazzo di carte realizzate secondo la tradizione “regionale” che si ispira alle Naipes
Alla fine del 1998, anche Sorrento ha visto nascere le sue carte da gioco che sono state ribattezzate: “Carte da gioco delle Sirene”.
L’idea venne per caso a Fabrizio Guastafierro quando, un giorno, guardando una vetrina scoprì, per caso, che – a dispetto di quanto aveva sempre avuto modo di credere – oltre a quelle che molti conoscono come le carte “francesi” (in realtà si tratta delle carte da gioco internazionali che utilizzano la raffigurazione di cuori, quadri, fiori e picche) ed oltre alle carte da gioco “napoletane”(da lui conosciute per la sua residenza), ne esistevano tante altre.
Mazzi di carte siciliane, mazzi di carte sarde, mazzi di carte fiorentine. Ed ancora mazzi di carte piemontesi, piacentine, trevigiane e tanti altri ancora.
Pur non essendo mai stato un giocatore il sorrentino si sentì incuriosito e decise di comprarne uno: quello della Sardegna.
Lo trovò bellissimo. Tanto che la sua curiosità si acuì e, il giorno dopo, si ritrovò a comprarne altri esemplari tipici di altre realtà.
Solo così, Fabrizio Guastafierro si ritrovò di fronte a quella che a molti, può apparire come la scoperta dell’ “acqua calda”: l’esistenza dell’antichissima tradizione delle carte regionali.
Fu così che, pur consapevole della ristrettezza dei confini territoriali di Sorrento e della sua Penisola, egli si chiese: “Sorrento è pur sempre una realtà internazionale. Perché non regalarle il suo mazzo di carte da gioco?”
E cominciò a studiare – sia pure con grande superficialità – la storia delle carte da gioco. Scoprì tradizioni e leggende antiche finendo con il comprendere che anch’esse – a patto che non alimentino il vizio per il gioco d’azzardo – possono servire a capire la storia di una civiltà.
Così come capì che larga parte delle carte regionali italiane si ispirano alla tradizione delle Naipes, carte da gioco diffuse particolarmente in Spagna e nell’ Italia Centro-Meridionale “grazie” alla presenza degli Arabi in epoca medioevale.
Fabrizio Guastafierro ne parlò a Gabriele Oliva che, invece, di guardarlo come se fossie stato un folle, gli fece i complimenti e lo incoraggiò in tutti i modi possibili.
Fu così che, assieme, i due contattarono Pierino Galano, un maestro giovane, taciturno e modesto, ma anche estroso, versatile e capace.
A lui fu spiegata l’idea sottoponendogli il progetto e puntualizzando il desiderio di realizzare qualcosa di originale, ma anche di fresco e facilmente comprensibile. E gli fu chiesto di realizzare disegni semplici, facilmente comprensibili perfino da parte di un bambino.
Pierino Galano, con pazienza certosina, sopportò la richiesta di rifare “mille” volte i lavori per soddisfare il desiderio di arricchire le nascenti carte da gioco con mille particolari.
Ogni bozzetto definitivo procurava gioia e piacere tanto a Gabriele Oliva, quanto a Fabrizio Guastafierro che, però, proprio a quel punto, incontrarono le difficoltà maggiori.
Furono chiesti preventivi ai colossi delle carte da gioco prodotte in Italia e ci si ritrovò alle prese con preventivi da capogiro. Per loro i quantitativi ipotizzati erano così esigui da non giustificare l’impresa. Le cifre erano tali che il costo unitario di uno dei “mazzi di carte da gioco delle Sirene” era superiore a quello dei tradizionali mazzi di carte da carte da gioco che comunemente si trovano in commercio. Così non solo non si sarebbe mai potuta verificare la possibilità di essere competitivi, ma non ci sarebbe nemmeno stata la possibilità di riuscire a rientrare delle spese.
Fu una vera doccia fredda.
Nè Gabriele Oliva, né Fabrizio Guastafierro volevano lanciare un prodotto approssimativo e, quando scoprirono che per realizzare delle carte da gioco che rispettassero tutti crismi occorreva l’utilizzo di carta “catramata” (necessaria, tra l’altro per dare spessore alle singole carte, per garantirne l’opacità ed evitare che si “sfangiassero”) sembrò che il mondo stesse crollando addosso a loro. Soprattutto perché si tratta di un tipo di carta non facilmente reperibile.
Ma non si fermarono.
Tosto come una roccia Gabriele Oliva arrivò ad individuare una fabbrica tedesca, con succursale anche in Italia, che poteva soddisfare anche una piccola commessa (a patto che la carta ordinata fosse pagata prima ancora di patire materialmente dalla Germania). Rotti gli indugi si passò alle vie di fatto: la carta fu ordinata e pagata, mentre furono brevettati il prodotto, i disegni ed il nome delle carte da gioco.
Leggermente in ritardo rispetto alle previsioni, a novembre del 1998, il piccolo-grande sogno fu realizzato e sono nate, materialmente la carte da gioco di Sorrento.
L’ idea piacque ed ha incontrato i favori di tanti turisti, ma anche di tanti sorrentini. Oggi sono dei pezzi da collezione davvero unici.
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