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Francescani in Penisola Sorrentina dal 500 alla fine del 700 (1.2)

Il Cinquecento, secolo di passione per la chiesa, è secolo di lotta e di austerità per il Francescanesimo, che si divide per soffrire, per crescere, per edificare (18). I francescani lottano nuovamente per la povertà, come nel medioevo. Il 29 maggio del 1517, Papa Leone X con la bolla “Ite vos” ufficializza un modo di pensare, di agire e di interpretare la regola di San Francesco unendo coloro che si trovano sulla stessa strada e separando coloro che vogliono percorrere strade diverse. Certamente il nuovo insediamento francescano nella Penisola Sorrentina contribuisce ad un rifiorire di vocazioni: sono molti i giovani delle nostre terre a vestire il saio e a popolare i conventi della nostra regione (19). Qualche decennio prima nel 1544 si era operata una frattura nella famiglia francescana di Terra di Lavoro nelle sue componenti napoletana e salernitana: la prima continua a costituire la provincia di Terra di Lavoro e la seconda dà origine alla nuova provincia di Principato. Dopo un tentativo di riunione del 1555 si arriva alla definitiva separazione il 13 giugno 1575 ed il pontefice Gregorio XIII ribadisce la sua approvazione il 22 settembre dello stesso anno (20). Ai “Cilentani” della provincia di Principato viene eccezionalmente concesso il convento di Ospedaletto a Napoli nonché la Penisola Sorrentina, con esclusione però della diocesi di Sorrento incorporata nella provincia di Napoli (21). La proliferazione incontrollata di adesioni ai vari Ordini provoca difficoltà di sopravvivenza, difficoltà che costringe il Papa Clemente VIII ad emanare un decreto, subito recepito dai superiori che il 12 luglio 1646 stabiliscono che in ogni convento ci siano tanti frati quanti “ex quotidianis et consuetis elemosinis competenter substentari possint” (22) . Nella primavera del 1656 un’ orribile peste sconvolge il napoletano ed i francescani sono tra i primi che generosamente ed eroicamente accorrono; sono tanti, che i superiori si vedono costretti ad estrarli a sorte e fra i fortunati troviamo frate Angelo da Sorrento, che insieme ad altri nove, forma un drappello apostolico, che si conquista ammirazione e rispetto (23). La Santa Sede, tramite la Congregazione dei religiosi, nel 1696 emana un decreto “Super disciplina regulari” atto a regolamentare e limitare un’ indiscriminata accettazione imponendo una severa selezione. La provincia di Terra di Lavoro è autorizzata ad accettare per due volte all’ anno solo otto chierici, e quattro laici. Basta accennare che nel 1700 nella provincia di Terra di Lavoro e solo nel ramo francescano dei frati minori, senza contare i conventuali ed i cappuccini (24) , abbiamo: 478 osservanti in 25 convènti, 475 riformati in 17 conventi e 135 scalzi in 10 conventi. É un esercito che affolla strade, campagne e chiese alla ricerca del necessario per vivere (25). Nel 1706 viene operata una ulteriore restrizione in base alla quale si accettano soltanto sette chierici e tre laici l’ anno. L’ eccessiva folla presente nei conventi provoca un movimento spontaneo di ricerca e solitudine. Fioriscono in questi anni i ritiri, nel quali i francescani si rifugiano per immergersi nella natura. In ogni convento viene delimitato un eremo, entro il quale il frate con austerità si intrattiene per ore in meditazione. Papa Clemente XI con un breve del 1708 mette sotto la sua protezione questi eremi edificati in vetta ai monti o nel vivo delle selve o in riva al mare. Questi ritiri diventano i polmoni del francescanesimo che ha bisogno di aria pura per espandersi e per incidere dinamicamente nel tessuto sociale ed in quello spirituale (26).
L’ interferenza del potere politico nell’ ambito ecclesiastico priva ogni ordine religioso di energie fresche di ricambio (27): in pochi anni la provincia di Terra di Lavoro è composta da anziani e inabili. Si giustifica così il giudizio che padre Alessio d’ Aversa, ministro provinciale nel 1772, dà della provincia monastica di Terra di Lavoro, paragonando la ad una nave “men che sdrucita… in pericolo di affondare” (28). Ma ormai il mondo respira il nuovo clima rivoluzionario francese ed il nuovo secolo nasce con un decreto di soppressione delle corporazioni religiose e fortunatamente il convento di Sorrento si salva. Dice il Gemelli: “Occupati i conventi, distrutte le biblioteche, soppressi gli Ordini religiosi, schernito oscenamente San Francesco, che cosa rimane del Francescanesimo alla fine del Settecento? Rimasero i Francescani: pochi, decimati, ma più Francescani di prima. Voltate le spalle a tutto il superflui da cui la Rivoluzione li disincagliava, ripresero agili le vie del mondo intenti solo alla loro missione originaria, ai quali basta il Vangelo e la benedizione di Roma.

(18) Gemelli A., Il Francescanesimo, Milano 1936, passim.
(19) Archivio del Collegio di Sant’ Isidoro, Roma, manoscritti 2/6.
(20) Wadding, cit., vol. XXI, p. 26 ss.
(21) Wadding documenta le fasi di questa fusione e confusione.
(22) Archivio del collegio di Sant’ lsidoro, Roma, manoscritti 2/6 f. 251
(23) Documenti custoditi nell’ Archivio del convento di San Francesco, Sorrento.
(24) Vedi Introduzione.
(25) Holzapfel H., Manuale historiae ordinis Fratum Minorum, Friburgi 1909.
(26) Gemelli, cit., passim.
(27) Barletta L., La Chiesa in Campania, in Storia d’ Italia Einaudi, Le regioni dall’ Unità a oggi: La Campania, a cura di Macry P. e Villani P.. Torino 1990. p. 930.
(28) Archivio della Provincia napoletana “SS. Cuore di Gesù”, Napoli Santa Chiara.

© Testo integralmente tratto dalla Tesi di Laurea intitolata “L’ Insediamento dei Francescani e la loro presenza nella Penisola Sorrentina”, discussa dalla Dott.ssa Serafina Fiorentino, nell’ anno accademico 1992/1993 presso la Facoltà di Teologia dell’ Ateneo Romano della Santa Croce (Istituto superiore di Scienze religiose dell’ Apollinare). Relatore Prof. A. Soldatini.
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